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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2014 alle ore 15:03.
L'ultima modifica è del 20 settembre 2014 alle ore 15:36.

Il primo ministro uscente della Nuova Zelanda, il multimilionario John Key, è stato riconfermato alla guida del Paese per la terza volta, grazie alla vittoria alle elezioni legislative, e potrebbe ottenere una maggioranza in grado di garantirgli di governare da solo con il suo Partito Nazionale (centrodestra). Circa tre ore dopo la chiusura dei seggi, la tv lo ha proclamato vincitore con il 48% dei consensi. Poco dopo, il suo avversario, il leader laburista David Cunliffe, ha ammesso la sconfitta. ««Sono strafelice, è una grande notte», ha dichiarato Key. Da sei anni Key guida un Paese di 4,5 milioni di persone e dall'economia florida, che hanno deciso di affidarsi per la terza volta a quest'uomo d'affari sorridente e dai modi affabili, a cui è stata riconosciuta una buona gestione delle finanze pubbliche: sotto il suo governo, tra l'altro, il tasso di crescita è stato di oltre il 3%. (AdnKronos/dpa e Ansa/Afp)
di Barbara Pezzotti
La Nuova Zelanda è al voto sabato (venerdì sera per l'Italia) dopo una campagna elettorale caratterizzata da scandali e colpi di scena tra accuse di spionaggio di massa e di "politica sporca". I conservatori del Partito nazionale, attualmente al potere, sono ancora in testa, ma molto probabilmente non otterranno la maggioranza assoluta (data per scontata fino a poche settimane fa). Dovranno quindi accordarsi con i partiti minori, alcuni neonati, che diventeranno l'ago della bilancia della nuova coalizione.
Spionaggio di massa? La campagna elettorale, si diceva, è stata insolitamente aggressiva con dibattiti particolarmente accesi in cui i leader dei partiti principali facevano a gara per rubarsi la parola e per scandire battute a effetto. Una grande differenza rispetto ai sonnacchiosi show di soli pochi anni fa in cui tutti aspettavano pazientemente il turno per parlare in una gara a chi fosse il miglior gentleman.
A vivacizzare il dibattito è stato soprattutto l'ingresso sulla scena di un nuovo partito fondato da Kim Dotcom, il pirata informatico in attesa di estradizione negli Usa a causa del suo sito Megaupload (che secondo le autorità americane avrebbe privato l'industria musicale e cinematografica di entrate pari a 550 milioni di dollari) che vive dal 2010 in Nuova Zelanda.
Kim Dotcom alleato con i radicali maori. Il Partito Internet di Dotcom che promette, tra le altre cose, costi più bassi per l'accesso a Internet, istruzione gratuita e la legalizzazione della marijuana, si è alleato a Mana, partito radicale indigeno, nato da una secessione all'interno del più tradizionale Partito Maori (alleato quest'ultimo del Partito nazionale al potere).
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