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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2014 alle ore 18:49.
L'ultima modifica è del 22 settembre 2014 alle ore 12:45.

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Ecco perchè più di un osservatore aveva avanzato la proposta di un contributo da restituire allo Stato da applicare alle pensioni in essere che incassano più di quanto versato. Uno studio di Stefano Patriarca, dell'ufficio studi dell'Inps, aveva dimostrato che una manovra di questo tipo avrebbe consentito risparmi nell'ordine di circa 4 miliardi l'anno. Non se ne è fatto niente.

Così come anche la proposta del commissario per la spending review, Carlo Cottarelli, di un intervento di prelievo sulle pensioni di anzianità è rimasta finora lettera morta. Toccare le pensioni (quelle vecchie) è un tabù per la politica. Si perderebbero troppi consensi.

Inps sempre più in rosso
La stanza di compensazione dello squilibrio tra entrate e uscite previdenziali sono inevitabilmente i conti dell'Inps. L'Inps ha cumulato negli ultimi anni oltre 20 miliardi di perdite. E come stima il Civ, il Comitato di indirizzo e vigilanza dell'ente pubblico, si rischia di vedere altre perdite anche quest'anno e nel 2015. A questo punto ci si chiede che fine faranno i pagamenti delle pensioni? Domanda legittima, che impone qualche risposta.

Le pensioni non sono a rischio per il semplice fatto che le perdite di bilancio e i buchi provocati dal divario sempre più aperto tra i contributi versati (le entrate) e le prestazioni erogate (le uscite) verranno coperte dall'aumento dei trasferimenti da parte dello Stato. L'Inps, per capirci, non può fallire. E lo sbilancio nei suoi conti verrà pagato dalla fiscalità generale, cioè dai contribuenti italiani.

In realtà è già accaduto. Nel 2013 infatti i trasferimenti dello Stato all'Inps hanno toccato i 112,5 miliardi. Sette miliardi secchi in più (+6,6%) rispetto ai 105,6 miliardi che è costata la bolletta pubblica per coprire lo squilibrio tra entrate contributive e prestazioni erogate dall'ente pensionistico italiano. Un'escalation inarrestabile, da tempo.

Dallo Stato Pantalone sempre più soldi
Basti pensare che nel 2008, prima della "Grande crisi", erano sufficienti 73 miliardi di trasferimenti dal bilancio dello Stato per coprire i disavanzi. Negli ultimi 5 anni, dal 2008 al 2013, l'esborso è aumentato di ben 39 miliardi cioè il 53% in più. Un aumento monstre, pari all'8% cumulato annuo. E questo in tempi di inflazione ai minimi storici e di profonda flessione del Pil.

Il dramma è che, secondo le stime del ministero dell'Economia (Mef) , la spesa non conoscerà soste. La nota tecnica del Mef prevede una mole di trasferimenti pubblici (dallo Stato) alla previdenza che non smetterà di salire. Per il 2014 le stime parlano di 119 miliardi che saliranno a 122 miliardi a fine 2016. Rallenta il passo di marcia, rispetto agli ultimi 5 anni, ma non c'è capitolo di spesa pubblica che aumenti a questi ritmi.

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