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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2014 alle ore 16:42.
L'ultima modifica è del 22 settembre 2014 alle ore 16:49.

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Il cardinale Angelo Bagnasco (Ansa)Il cardinale Angelo Bagnasco (Ansa)

CITTÀ DEL VATICANO. «Chiediamo a tutti i responsabili della cosa pubblica, a coloro che hanno risorse finanziarie o capacità imprenditoriali, di fare rete "super partes" poiché la gente è stremata e non può attendere oltre. Il disagio, lo si sa, più perdura e più lascia il segno negli animi, fissa abitudini non sempre positive, è brodo di coltura non del meglio. L'occupazione difficile e il fisco predatorio, la burocrazia asfissiante e la paura diffusa di fare passi sbagliati, tutto concorre a non creare lavoro nei vari settori del pubblico e del privato, non stimola l'inventiva, non trattiene i giovani nel Paese. Questi, come emigranti forzati, forti della loro intelligenza e preparazione, tentano la fortuna altrove».

Parole del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella prolusione alla riunione della "ripresa" del Consiglio permanente della Conferenza, riunita per tre giorni nella sede di Circonvallazione Aurelia. «Per il nostro amato Paese – ha detto Bagnasco - le notizie parlano ancora di recessione, della necessità di tempo, di riforme strutturali, di più ampie partecipazioni imprenditoriali, di investimenti, di visione industriale, di reti solide affinché i piccoli possano trattare con i grandi, di ricerca e continua innovazione per non essere imitati e penetrare mercati nuovi. Come pastori dobbiamo testimoniare che serpeggia una depressione spirituale che non solo fa soffrire chi ha perso il lavoro o i giovani che non l'hanno ancora trovato, ma che debilita le forze interiori e oscura il futuro».

Bagnasco è intervenuto durante la prima riunione della Cei dopo l'assemblea annuale di maggio scorso, quando fu approvata a maggioranza la riforma della statuto, chiesta da Papa Francesco: dalla prossima volta in cui la nomina del presidente (tradizionalmente di spettanza del Papa, a differenza di tutte le altre Conferenze nel mondo dove è elettiva ) avverrà sulla base di una "terna" votata dalla base dei vescovi, procedura questa del tutto nuova. Per la verità Bergoglio aveva sollecitato una autoriforma che portasse ad una elezione diretta, ma questa ipotesi – che pure in assemblea aveva ottenuto in un primo momento molti consensi – alla fine non è passata. Il nuovo statuto nel frattempo ha avuto l'approvazione della Santa Sede, la cosiddetta "recognitio": «Le modifiche apportate andranno in vigore, per espressa volontà del Sommo Pontefice, alla scadenza dell'attuale mandato del Presidente. Mentre ringrazio per la confermata fiducia del Vescovo di Roma, desidero, in questa autorevole sede, rinnovare la mia gratitudine a tutti i Confratelli per l'impegno generoso, responsabile e fraterno, che insieme abbiamo vissuto durante l'Assemblea Generale», ha detto Bagnasco, che ha annunciato quindi che resterà al sui posto fino al 2017, termine naturale del suo secondo mandato.

Tra i temi trattati dal cardinale – tra i quali quelli dei migranti e della tragedia dei morti nel Mediterraneo, 1800 nel solo 2014 - spicca la famiglia, argomento su cui si terrà il prossimo Sinodo. «Trascurare la famiglia, o peggio indebolirla – ha detto il presidente della Cei - con forme somiglianti, significa rendere fragile e franosa la società intera. In un progetto di vita che un uomo e una donna pubblicamente dichiarano e assumono con il matrimonio, la collettività riconosce un "soggetto" con doveri e diritti ai quali lo Stato si obbliga. Così facendo, attesta che il nuovo nucleo è una realtà stabile che genera futuro e bene per tutti; essenziale non solo per la continuità ma anche per l'organizzazione del vivere comune. Per questo la famiglia non è una questione privata ma pubblica, è un bene non solo per la coppia ma per tutti».

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