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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2014 alle ore 10:25.
L'ultima modifica è del 23 settembre 2014 alle ore 10:50.

L'obiettivo per la Nazionale italiana di pallacanestro, figlia della generazione che ha saputo portare quattro giocatori nell'Nba (Bargnani, Bellinelli, Datome e Gallinari) e con un quinto (Alessandro Gentile) già in rampa di lancio per il passaggio dall'altra parte dell'Oceano, non può che essere l'Olimpiade di Rio del 2016. Ed è un obiettivo che il presidente della Fip, Gianni Petrucci, ha ben chiaro e individua senza mezzi termini.
«L'Europeo del prossimo anno - spiega - per noi sarà importantissimo soprattutto in chiave di qualificazione olimpica. Le regole dicono che a Rio ci vanno di diritto solo le due finaliste e basta questo per capire le difficoltà che attendono Pianigiani e i giocatori. Ma c'è poi una seconda possibilità per le quattro squadre che arriveranno dal terzo al sesto posto: il torneo pre-olimpico, un mese prima di Rio, che darà il via libera ad altre tre nazionali».
Una strada difficile che però rappresenta un'occasione imperdibile per gente come Bargnani, Belinelli, Datome e Gallinari di indossare i colori azzurri al torneo olimpico: un traguardo che non raggiungiamo dal 2004, quando ad Atene arrivò uno splendido argento.
Presidente, a questo punto la domanda sulla presenza dei quattro giocatori Nba al prossimo europeo è quasi un obbligo. Ci saranno davvero?
«Spero e penso proprio di sì. Del resto è un europeo nel quale ci si gioca l'Olimpiade e non è un caso che gente come Dirk Nowitzki abbia già confermato la propria presenza. Quando Belinelli dice, come ha fatto di recente, che vuole vincere con la Nazionale, sa benissimo che la prima cosa da fare per riuscirci è esserci. Piangiani ha fatto finora un ottimo lavoro, e avere a disposizione tutti i giocatori più forti potrebbe far fare un ulteriore salto di qualità alla squadra».
Che, seppure in amichevole, poche settimane fa ha battuto la Serbia che sarebbe poi diventata vice campione del mondo...
«Il bello è che è stata una partita vera. Nessuno ci stava a perdere: a partire dal loro allenatore, Sasha Djordjevic, che ormai è mezzo italiano e ha scelto Milano come città in cui vivere, quindi ci tiene in modo particolare a farci vedere quanto sia bravo».
Parlare di Nazionale porta inevitabilmente il discorso sulla scarsa presenza dei giocatori italiani nei roster delle squadre che partecipano al campionato. Un bel problema da risolvere, perchè giocando poco diventa difficile acquisire esperienza ed essere pronti per la maglia azzurra.
«Lo dico da tempo, in Italia ci sono troppi stranieri. E per di più spesso sono meno bravi degli italiani che potremmo impiegare. In Serie A solo il 47% degli atleti è eleggibile per la Nazionale: in questo 47% dobbiamo anche includere i giocatori che vengono messi sotto contratto per completare i roster e che, di fatto, durante la stagione giocano pochissimo».
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