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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2014 alle ore 06:36.

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ROMA
Garantire la tutela dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori - con il diritto alla reintegra in caso di licenziamento illegittimo – ai nuovi assunti con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, a partire dal quarto anno. Promuovere il contratto a tempo indeterminato come «forma contrattuale privilegiata», rendendolo progressivamente più conveniente rispetto alle altre tipologie. Introdurre alcuni paletti alla revisione della disciplina delle mansioni e dell'inquadramento, e all'utilizzo dei voucher.
Sono queste alcune proposte di modifica al Ddl delega Jobs act all'esame del Senato, che rappresentano il "cuore" del pacchetto di 7 emendamenti firmati da una trentina di senatori Pd esponenti della minoranza (Cecilia Guerra, Lucrezia Ricchiuti, Maria Grazia Gatti), anche se il premier Matteo Renzi intende andare fino in fondo per cancellare l'articolo 18 nel contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti smorza i toni, al termine della riunione con i senatori del Pd che hanno scelto di evitare la conta a Palazzo Madama, rinviando il tutto alla direzione nazionale di lunedì: «C'è una discussione aperta nel Pd su tutta la vicenda della legge delega sul lavoro – spiega –. Io faccio il ministro, a questo pensi il segretario del Partito democratico».
In tutto sono stati presentati 750 emendamenti – circa 450 da Sel, una quarantina dal Pd – al Ddl delega che tra oggi e domani inizierà ad essere esaminato in Aula. La minoranza Pd, dunque, propone modifiche all'emendamento all'articolo 4 approvato in commissione lavoro del Senato da tutti i partiti della maggioranza, presentato dal relatore Maurizio Sacconi (Ncd) d'intesa con il governo. Oltre alla sospensione triennale dell'articolo 18, la minoranza Pd propone una stretta sulle forme contrattuali esistenti, mentre su un altro tema caldo, la revisione della disciplina delle mansioni (articolo 13 dello Statuto), chiede che avvenga sulla base di parametri oggettivi definiti, lasciando spazio alla contrattazione, anche di secondo livello, stipulata con i sindacati più rappresentativi. Sui controlli a distanza (articolo 4 dello Statuto), la minoranza Pd chiede di specificare che il controllo va riferito agli impianti, per «evitare che si applichi una telecamera per ogni postazione». Infine propone uno stop all'estensione del ricorso alle prestazioni di lavoro accessorio prevista dall'emendamento del governo che ha elevato i limiti reddituali: la minoranza propone di confermare l'attuale tetto di 5mila euro annui. I senatori della minoranza Pd possono contare alla Camera sul sostegno del presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano, che considera «gli emendamenti sulla giusta strada».

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