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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2014 alle ore 06:38.

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La Russia è un mercato strategico. Lo è per l'Europa, aggrappata alle risorse energetiche di Mosca che assicurano il 32% del fabbisogno oltre che assorbire il 7% dell'export, ma lo è soprattutto per l'Italia che, assieme alla Germania, è il Paese del Vecchio Continente che ha le relazioni commerciali più strette con il gigante dell'Est. È inevitabile, dunque, fare i conti con quello che potrebbe essere l'impatto della crisi ucraina. Tanto più se, come mostrano i dati elaborati da Sace, nel 2013 l'Italia ha esportato verso la Russia beni per 10,7 miliardi di euro (erano 3,8 miliardi nel 2003) e ne ha importati, il dato è evidentemente drogato dall'effetto gas, oltre 20 miliardi. Cifre importanti e sulle quali Sace ha già elaborato il potenziale impatto, complice anche il recente inasprimento delle sanzioni che ha portato in Italia al sequestro di numerosi beni riconducibili all'oligarca Arkadij Rotenberg, storico alleato di Vladimir Putin.
Il nuovo scenario non è stato ancora completamente assorbito nell'indagine condotta dall'assicuratore dell'export ma, allo stato, si può stimare un danno minimo di poco inferiore al 1 miliardo di euro in termini di esportazioni nel biennio 2014-2015, e un danno massimo vicino ai 2,4 miliardi se il quadro, anziché stabilizzarsi, dovesse peggiorare ulteriormente. Il settore più colpito sarebbe quello della meccanica strumentale che potrebbe dover rinunciare fino a 1 miliardo di esportazioni. Sono somme rilevanti, soprattutto se inquadrate nell'escalation di interessi che hanno portato i russi a mettere piede in Italia. Uno dato più di altri può far capire quanto la Russia "conti" per l'economia del Paese: a livello turistico le presenze russe sono quasi raddoppiate dal 2009 a oggi e l'indotto nel 2013 ha toccato la cifra di 1,3 miliardi di euro. Un valore che è secondo solo a quello del turismo statunitense e pari a tre volte l'indotto della Cina e del Brasile. E non potrebbe essere altrimenti, basti pensare alle spiagge della Versilia o della Costa Smeralda, sono lo specchio dell'ascesa russa nel Paese.
Un'ascesa che, naturalmente passa anche da Piazza Affari, dove la presenza russa vale attorno a 1 miliardo. Dopo l'ingresso di Pamplona, fondo a capitale misto tedesco-russo, in UniCredit, che solo recentemente ha ridotto la presenza nella banca al di sotto del 2%, l'operazione chiave è quella che ha portato al riassetto di Camfin, la holding che controlla Pirelli. Metà del capitale è nelle mani di Rosneft, azienda pubblica finita nel mirino della Ue nei giorni scorsi. L'alleanza ha chiaramente senso industriale e va ribadito che la presenza del colosso russo nel capitale della Bicocca, piuttosto che in quello di Saras dove è partner dei fratelli Moratti, non viola le sanzioni previste. Tuttavia, questa società assieme ad altre due è finita sotto il faro della Ue. Il numero uno operativo Igor Sechin, uno degli uomini più vicini a Putin, invece, presente per ovvie ragioni nel board Pirelli, è stato colpito dalle misure sui visti e sui patrimoni privati decise dagli Usa. Al momento null'altro è scattato a suo carico, tanto meno in Europa.
Fuori dalla Borsa, gli intrecci Italia-Russia sono ancora più stretti. La passione per la moda, ha portato i russi in Malo e StroiliOro e forse potrebbe spingere Vtb a prendere il controllo di Cavalli. Dopo che un anno fa il gruppo Russkij Standart si è preso Gancia. Uno dei primi veri deal è stato l'ingresso di Severstal nella Lucchini, ora in amministrazione straordinaria. Sempre la Severstal ha rilevato il 100% del Gruppo Redaelli Tecna, mentre Rusal ha acquistato “Eurallumina” e il gruppo Evraz controlla Palini & Bertoli (azienda friulana produttrice di lamiere in acciaio). Vi è poi una joint-venture tra Nlmk e Duferco che controlla Verona Steel (produzione di lamiere). Vimpelcom si è presa invece Wind e Lukoil Priolo. Nel settore immobiliare, gli investimenti non si contanto, tra ville e alberghi ma ai russi piacciono anche i beni di consumo e la nautica, dove Renova ha rilevato Marina Blu, società che gestisce il porto di Rimini.
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LE CIFRE
32%
Quota del fabbisogno energetico dell'Europa coperto da Mosca
Grazie alle sue risorse energetiche, la Russia di Vladimir Putin è un partner fondamentale per molti Paesi europei
7%
Le esportazioni europee assorbite dalla Russia
Negli scambi commerciali il peso di Mosca è meno rilevante ma comunque significativo per le produzioni europee
30,7 miliardi
L'interscambio commerciale tra Russia e Italia
Italia e Germania sono i due Paesi europei con le relazioni commerciali più strette con Mosca. Nel 2013 l'Italia ha esportato in Russia beni per 10,7 miliardi di euro. Mentre le importazioni italiane, drogate dall'effetto gas, hanno raggiunto i 20 miliardi di euro

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