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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2014 alle ore 19:49.
L'ultima modifica è del 24 settembre 2014 alle ore 21:05.

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Un anno e tre mesi di reclusione ciascuno, con sospensione condizionale della pena e non menzione sul casellario giudiziale: questa la condanna inflitta oggi dalla decima sezione penale del tribunale di Roma per l'ex pm di Catanzaro, Luigi de Magistris, attuale sindaco di Napoli, e al consulente informatico Gioacchino Genchi, accusati di concorso in abuso d'ufficio per aver acquisito illegittimamente, nell'ambito dell'inchiesta calabrese "Why not", i tabulati telefonici di alcuni parlamentari senza la necessaria autorizzazione delle Camere di appartenenza. Per il sindaco di Napoli la condanna «per fatti insussistenti» è «la peggiore delle ingiustizia»: «Ma rifarei tutto, e non cederò alla tentazione di perdere completamente la fiducia nello Stato».

I due imputati, cui sono state concesse le attenuanti generiche e applicata l'interdizione temporanea dai pubblici uffici per un anno (pena accessoria che rientra nella sospensione condizionale), sono stati condannati al risarcimento dei danni morali e materiali da liquidarsi in separata sede, salvo una provvisionale di 20mila euro, nei confronti dei parlamentari Francesco Rutelli, Giancarlo Pittelli, Romano Prodi, Clemente Mastella, Antonio Gentile, Sandro Gozzi e, per il solo Genchi, Domenico Minniti. Il 23 maggio scorso il pm Roberto Felici aveva concluso la requisitoria sollecitando l'assoluzione per l'ex pm di Catanzaro e la condanna a un anno e mezzo di reclusione per Genchi.

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