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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2014 alle ore 22:24.
L'ultima modifica è del 25 settembre 2014 alle ore 18:03.

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(Epa)(Epa)

Cellule dell'Isis stanno complottando per fare attentati negli Stati Uniti e in Francia e tra gli obiettivi ci sarebbero in particolare le stazioni della metropolitana: è l'allarme lanciato dal premier iracheno al Abadi a New York per l'Assemblea generale dell'Onu. Al Abadi ha specificato di essere a conoscenza di precise minacce alla linea metropolitana di Parigi. Il premier iracheno ha parlato di «attacchi imminenti» e ha assicurato come i governi francese e americano siano stati allertati.

Rohani: Isis vuole la fine della civiltà
L'obiettivo dell'Isis è la «distruzione della civiltà». Lo ha detto il presidente
iraniano, Hassan Rohani, parlando all'Assemblea generale dell'Onu. Le azioni del
terrorismo, ha aggiunto, hanno il risultato di «incrementare l'islamofobia e aprire la strada all'intervento di forze straniere» nella regione, un intervento che Teheran respinge. L'Iran, Paese sciita, è un alleato del governo iracheno e quindi un accerrimo avversario dei militanti sunniti dell'Isis che da mesi minacciano Baghdad. I seguaci del califfato prendono di mira tutte le minoranze presenti nel Paese.

Distrutta la Chiesa verde a Tikrit
È accaduto anche oggi, quando secondo quanto riferito dall'agenzia missionaria Mena, l'Isis ha «distrutto completamente» la Chiesa Verde di Tikrit in Iraq. L'agenzia cita fonti della sicurezza irachena. Si tratta di uno dei più antichi monumenti cristiani in Medio Oriente. I jihadisti hanno piazzato l'esplosivo all'interno, e poi fatto brillare le cariche. I jihadisti dello Stato islamico hanno anche fatto saltare in aria un santuario musulmano, sempre a Tikrit. Lo Stato islamico, che ha proclamato la nascita di un califfato nei territori conquistati in Iraq e in Siria, vuole imporre un ritorno alle origini dell'Islam e ha già distrutto diversi luoghi di culto musulmani, poiché condanna la venerazione dei luoghi di sepoltura.

Nove arresti a Londra
La battaglia contro l'Isis si svolge anche nel cuore dell'Europa. Ne è una conferma l'arresto oggi a Londra di nove persone con l'accusa di terrorismo. Secondo la Bbc, la polizia ha proceduto con le perquisizioni in diciotto proprietà sparse fra la capitale e Stoke-on-Trent. I nove, di età compresa fra i 22 e i 47 anni, secondo Scotland Yard non costituivano una «minaccia immediata» ma sono comunque stati arrestati in seguito a lunghe indagini sul terrorismo islamico. Ad arrestarli è stato proprio un commando antiterrorismo, che ha agito sulla base di elementi raccolti nelle ultime settimane. Quasi tutte le proprietà che in queste ore vengono perquisite si trovano nell'est londinese, l'area più multiculturale e multietnica della capitale.

La risoluzione dell'Onu
Nella serata di mercoledì intanto, il Consiglio di Sicurezza Onu, presieduto da Barack Obama, ha approvato all'unanimità una risoluzione che chiede agli Stati membri di «prevenire e reprimere» il reclutamento e il flusso dei combattenti terroristi stranieri. Si tratta dei cosiddetti «foreign fighters» (miliziani occidentali che vanno a combattere in tutto il mondo) che poi tornano ideologizzati nei Paesi d'origine come terroristi.

Il documento - adottato nel corso di una riunione presieduta dal presidente Usa Barack Obama e a cui ha preso parte anche il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini - chiede che gli Stati membri rendano illegale recarsi all'estero o facilitare il viaggio di altri individui per «pianificare, preparare, perpetrare o partecipare ad atti terroristici». La risoluzione è sotto l'ombrello del capitolo 7 della Carta Onu, che fornisce al Consiglio di Sicurezza l'autorità di comminare sanzioni e prevedere l'uso della forza. L'invito è a rafforzare la cooperazione regionale e internazionale e a intensificare ed accelerare lo scambio di informazioni riguardanti le azioni o i movimenti dei terroristi.

Nella risoluzione si ribadisce come gli Stati devono «esigere che le compagnie aeree sotto la loro giurisdizione forniscano in anticipo informazioni sui passeggeri alle autorità nazionali competenti, al fine di rilevare la partenza dal loro territorio, o il tentativo di ingresso o il transito nel loro territorio» delle persone soggette a sanzioni Onu.

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