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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2014 alle ore 19:04.
L'ultima modifica è del 25 settembre 2014 alle ore 19:49.

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Luisa Ferrarini (Imagoeconomica)Luisa Ferrarini (Imagoeconomica)

Oltre 100 mila unità di lavoro, 14 miliardi di produzione aggiuntiva e oltre 5 miliardi di valore aggiunto. È la stima del costo della contraffazione in Italia, ricordata oggi dal vice presidente per l'Europa di Confindustria, Luisa Ferrarini, in un'audizione alla commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni contraffattivi. L'approvazione definitiva della norma Ue sul `Made in´ deve essere una priorità per la semestre italiano di presidenza europea. È «l'appello» lanciato dalla vice presidente Confindustria, Lisa Ferrarini, nel corso dell'audizione alla commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale. «Confindustria - ha osservato - ha da sempre un'attenzione specifica» per la lotta alla contraffazione, «che è venuta aumentando con il tempo e con la crisi, che impone a tutti noi di non lasciare nulla di intentato per recuperare risorse, competitività e prestigio: elementi ormai autenticamente `vitali´ per il nostro Paese».

Contraffazione nociva per il sistema industriale italiano
Ferrarini ha ricordato che la contraffazione «è particolarmente nociva per il sistema industriale italiano, che ha nella qualità dei suoi prodotti il tratto distintivo. Si tratta di un fenomeno di rilevanza ed ampiezza mondiale e il suo contrasto richiede, oltre all'impegno delle autorità nazionali, il pieno coinvolgimento (anche ed almeno) di quelle europee». Anche perché, ha sottolineato, «la manifattura di qualità è in Italia e in pochi altri paesi, ma l'Europa non ha frontiere interne e virtualmente nessun prodotto è al riparo: beni di lusso, di largo consumo, alta tecnologia, beni intermedi, macchinari, componenti».

Le proposte di Confindustria
Confidustria ha presentato una serie di proposte `politico-istituzionali´ per rispondere adeguatamente al fenomeno: valorizzare il ruolo del Consiglio nazionale anticontraffazione (Cnac); favorire strategie di contrasto a livello Ue; potenziare la cooperazione amministrativa tra Partner comunitari; stringere le maglie dei controlli portuali nella Ue. La vice presidente di Confindustria ha illustrato anche una serie di interventi di natura regolamentare-tecnico-operativa: attività di formazione-informazione « a imprese, consumatori, scuole e altri attori della società civile» per far conoscere «i danni provocati dalla contraffazione e delle tutele previste dal sistema della proprietà intellettuale». Ma per contrastare il fenomeno serve conoscerlo e quindi Confindustria chiede l'accesso alle banca dati Iperico del ministero dello Sviluppo economico dove confluiscono le informazioni di altri centri di controllo pubblici «con la possibilità di svolgere ricerche mirate attraverso `filtri´ per ottenere dati specifici come merceologie, luoghi dei sequestri, volumi, origine e o provenienza, logistica dei flussi».

Servono strumenti di contrasto normativo europei
Ferrarini ha inoltre segnalato che la diffusione globale di internet «comporta che gli strumenti di contrasto normativo o regolamentare siano, almeno, europei». Anche per evitare «che la rete diventi un canale incontrollato di prodotti contraffatti». E secondo Confindustria «Cnac si candida a essere il luogo istituzionale adeguato per effettuare la sintesi di queste esigenze» e «far convergere l'azione dei titolari dei diritti e dei fornitori di servizi web verso `best practices´ anticontraffazione comuni».

Solo nell'Ue l'Italian sounding vale 21 miliardi di euro
Ferrarini ha indicato un altro versante da seguire: l'Italian sounding. «Non si tratta di autentica contraffazione - ha spiegato - quanto dell'utilizzo illecito della forza evocativa dell'italianità, ma ha un enorme valore sul mercato: solo nell'Ue l'Italian sounding vale 21 miliardi di euro contro i 13 dei prodotti originali e va combattuto con strategie di marketing e valorizzazione del prodotto italiano, attraverso la difesa dei marchi e delle denominazioni di origine»

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