Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2014 alle ore 11:22.
L'ultima modifica è del 25 settembre 2014 alle ore 15:43.

Sull'articolo 18 «non possiamo fare pasticci all'italiana. Non ci si può fermare davanti a dei tabù. Noi abbiamo bisogno di dare fiducia e chiarezza perché ci siano investimenti». Così il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a margine di un convegno in Confindustria sulla finanza sociale. Queste sono le linee di fondo, vogliamo andare avanti nei tempi dati». Il ministro ha ricordato che «il Senato ha cominciato ieri la discussione generale (dopo il via libera in commisisone lavoro lo sorso 18 settembre, ndr) e ha superato le pregiudiziali di costituzionalità. Mi pare - ha aggiunto - che ci siano le condizioni per affrontare questa discussione e farlo nel modo giusto». Quanto alla possibilità di ricorrere alla fiducia per la delega Lavoro», Poletti ha tagliato corto: «Per ora questa discussione non si è aperta».
Poletti: Cgil? Ascoltiamo tutti, poi governo decide
Interpellato sull'apertura del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a discutere sugli anni di "sospensione" dell'articolo 18 per i neoassunti con il contratto a tutele crescenti, il ministro ha invece replicato: «È una discussione aperta, noi ascoltiamo tutti quanti, sentiamo le opinioni di tutti, poi alla fine Governo e Parlamento decidono». Quanto alla direzione del Pd in programma lunedì, Poletti ha aggiunto: «Ci sarà una discussione franca e lineare sulla delega lavoro e una discussione sullo sviluppo dell'Italia e credo che sia una discussione importante».
Sono di sinistra ma non ho pregiudizi su articolo 18
Parlando al convegno della Confindustria sulla finanza sociale in Italia, Poletti ha detto chiaramente: «Sono anche io un uomo di sinistra ma non ho pregiudizi ideologici neanche sull'articolo 18». Ed ha rilanciato il no ai compromessi sulla riforma del lavoro scandito del premier Renzi a New York. «La soluzione migliore nel caso della riforma del lavoro - ha detto il ministro - non è il compromesso, il nostro compito è ben più difficile: dobbiamo cambiare la logica che ci ha governato fin qui se davvero vogliamo che il paese si rilanci».
Bersani a Renzi: sintesi agevole sul Jobs act, basta volerla
Dalla minoranza Pd, schierata per a difesa dell'articolo 18, arrivano segnali di apertura al premier. A patto di non toccare l'opzione della reintegra in caso di licenziamento senza giusta causa. «Se un segretario, come penso dovrebbe, vuole trovare una sintesi» sul Jobs act, «secondo me non solo è possibile, ma anche abbastanza agevole: basta volerlo» ha detto Pier Luigi Bersani, interpellato alla Camera.
Cuperlo: in Jobs act allunghiamo prova ma resti reintegro
Parole concilianti anche da Gianni Cuperlo, che auspica una «soluzione di buon senso», come per esempio allungare il «periodo di prova» dei nuovi contratti, lasciando però «al termine del percorso anche la possibilità del reintegro» in caso di licenziamento senza giusta causa. Un'opzione, quest'ultima che però Renzi non sembra disposto ad accettare, propendendo per un mero risarcimento economico, proporzionale agli anni di anzianità aziendale.
Grillo: l'articolo 18 non si tocca
Intanto Beppe Grillo, dopo il post di ieri firmato da Aldo Gianuli, con un appello alla minoranza Pd per mandare a casa Renzi, rilancia sulla difesa dell'articolo 18, per tentare di saldare un asse a sinistra in funzione anti-premier. Lo fa scendendo in campo personalmente in un post dal titolo: «L'articolo 18 non si tocca». Il leader M5s argomenta: «Qualcuno ci deve ancora spiegare le ragioni per cui togliere i diritti ai lavoratori come l'abolizione dell'articolo 18 possa far ripartire l'economia. Senza certezze un lavoratore investirà di meno, la banca gli negherà un prestito». Grillo parla di «riforma per ricattare i lavoratori che possono essere licenziati senza giusta causa». E di riforma fatta «perché ce lo chiede l'Europa». Ma l'Europa, chiosa Grillo «con rispetto parlando, può andarsene a fanculo». Di qui la chiosa finale: «L'articolo 18 non si tocca».
©RIPRODUZIONE RISERVATA