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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2014 alle ore 21:08.
La rimozione del vescovo del Paraguay decisa oggi dal Papa arriva all'indomani dell'arresto clamoroso dell'ex nunzio apostolico Wesoloski, vicenda su cui stanno venedo fuori dettagli inquietanti, riferiti ai comportamento tenuti per anni dall'ambasciatore della Santa Sede nella Repubblica Dominicana. Inoltre, come era già noto, altri ex vescovi sono sotto indagine canonica per gli stessi motivi: uno del Cile e uno del Perù.
La decisione di Papa Francesco di rimuovere monsignor Rogelio Ricardo Livieres Plano (vicino all'Opus Dei) senza che abbia presentato le dimissioni, è arrivata dopo il resoconto sulla situazione da parte del cardinale Santos Abril y Castellò – Arciprete di Santa Maria maggiore e presidente della Commissione cardinalizia dello Ior, porporato considerato vicinissimo al Papa - inviato da Francesco a Ciudad del Este, dal 21 al 26 luglio scorso. Lo stesso portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, rispondendo ai giornalisti, a fine luglio confermò che nel corso della visita pastorale il cardinale Castellò aveva «ammonito» Livieres Plano nel procedere a ulteriori ordinazioni sacerdotali. «Non altre disposizioni sono state annunciate - precisava Lombardi - e il cardinale Castellò riferirà i risultati direttamente al Papa». Il cardinale Castello si era anche informato sulla situazione del vicario generale del vescovo Livieres Plano, padre Carlos Urrutigoity, rimosso dal suo incarico e accusato di abusi sessuali sui minori in una scuola nello Stato americano della Pennsylvania. La diocesi paraguaiana aveva sottolineato che le accuse contro padre Urrutigoity non erano mai state provate.
La nota di oggi della Santa Sede non entra nei dettaglia ma la diocesi di Ciudad del Este in un lungo comunicato pubblicato ad agosto elencava e contestava i vari passaggi intricati della vicenda. A cominciare dalla candidatura di Fernando Lugo, vescovo dimesso dallo stato clericale prima di essere eletto presidente del paese latinoamericano dal 2008 al 2012. La diocesi paraguaiana richiamava il caso di padre Carlos Urrutigoity, sacerdote argentino che esercitava nella diocesi di Scranton negli Stati Uniti (1998-2002).
Urrutigoity fu coinvolto in casi di abusi su minori. Ma «nonostante la coerente espressione di gravi riserve sulla sua opportunità per il ministero sacerdotale», si legge nella dura nota della diocesi paraguaiana, «viene incardinato nella diocesi di Ciudad del Este» (2008). Il vescovo di Scranton, monsignor Joseph C. Barbera, invitava «chiunque possa avere sospetti, testimonianze o aver subito abusi» da parte del sacerdote a denunciarlo. Il prete argentino, nel frattempo, faceva carriera in Paraguay, divenendo vicario generale della diocesi di Ciudad del Este e lo stesso monsignor Livieres Plano lo difendeva accusando l'arcivescovo di Asuncion, Pastor Cuquejo che aveva chiesto pubblicamente chiarimenti con l'apertura di un'inchiesta su Urrutigoity. Monsignor Livieres in un'intervista rispose: «Secondo me monsignor Cuquejo è omosessuale». Inoltre la diocesi di Ciudad del Este definiva «calunnie» le accuse contro Urritigoity e affermava che lo stesso padre argentino fu "raccomandato" dal cardinale Ratzinger (pochi giorni prima di diventare Papa). Infine sosteneva che la Congregazione della Dottrina della Fede negò di aprire un procedimento penale contro Urrutigoity perchè i presunti abusi non erano di pedofilia in quanto il denunciante era maggiorenne. La diocesi di Scranton invece riferiva di un patteggiamento (400mila dollari).
Per quanto riguarda il caso Lugo, questi fu accusato di avere avuto un figlio. Nell'aprile del 2009 i vescovi del Paraguay diffusero una nota fornendo precisazioni al riguardo: «la Conferenza episcopale non ha mai ricevuto una denuncia formale, scritta, riguardante monsignor Fernando Lugo sulle questioni di una sua presunta paternità. Se una tale denuncia fosse stata presentata presso la nunziatura apostolica, sarebbe stata di esclusiva competenza di tale nunziatura». Ad accusare Lugo, monsignor Livieres Plano che aveva criticato più volte la Chiesa paraguaiana. Lugo nel 2005 accettò la rinuncia al governo pastorale della diocesi di San Pedro e, in vista dell'accettazione della candidatura presidenziale, il 18 dicembre del 2006, chiese alla Santa Sede la perdita dello stato clericale, avvenuta dopo la sospensione a divinis nel gennaio 2008, nel luglio 2008. «Monsignor Livieres ha fatto sentire pubblicamente la sua voce per dissentire con la candidatura di Lugo, divenendo in questo modo l'unico difensore della posizione del Vaticano», rivendicava la nota di agosto della diocesi di Ciudad del Este. Vicende complesse e mai chiarite – e che conosce bene vista la vicinanza territoriale con Buenos Aires - su cui Papa Francesco oggi ha messo la parola fine.
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