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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2014 alle ore 13:50.
L'ultima modifica è del 26 settembre 2014 alle ore 17:27.

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Il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino (Lapresse)Il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino (Lapresse)

Sulla questione del lavoro ci sono «troppe bandiere che sventolano». Il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, in una conferenza stampa che ha concluso il consiglio episcopale permanente che si è svolto da lunedì a mercoledì in Vaticano, ha detto, rispondendo a una domanda dei giornalisti sull'articolo 18 e il dibattito sul mercato del lavoro, di essere «sempre preoccupato quando alcuni temi decisivi vengono posti sul piano dello scontro», perché «la categoria del contro è sterile» e «alla fine ci saranno morti da una parte e dall'altra» e vengono adottate «soluzioni a mezz'aria».

Per il vescovo, numero due della Cei, «è vero che molti nei sindacati vogliono la conservazione dell'esistente», ma «lo sguardo in avanti non si realizza mettendosi l'uno contro l'altro», e invece «troppa gente, nei sindacati e nella politica, piuttosto che cercare soluzioni al drammatico problema del lavoro, bada a tenere alto il numero dei propri iscritti».

Inoltre i vescovi italiani esprimono «la preoccupazione per la sordità dei responsabili della cosa pubblica nei confronti di politiche fiscali e di armonizzazione tra i tempi del lavoro e quelli propri della famiglia; ancor più il timore per la disponibilità al riconoscimento delle cosiddette unioni di fatto o all'accesso al matrimonio da parte di coppie di persone dello stesso sesso». Lo afferma il comunicato finale del consiglio permanente della Cei.

Poi un giudizio sul governo e il premier. «Non ce l'ho con Matteo Renzi, è giovane, è simpatico, sa dire tante cose simpatiche...», dice Galantino. «Se oltre al Corriere della sera, all'amministratore delegato della Fiat, volete mettere insieme anche i vescovi tra quelli che si interessano alla persona di Matteo Renzi, noi non siamo interessati», ha detto il vescovo. «Non partecipiamo all'identikit di Matteo Renzi, se è simpatico o antipatico». Ma «noi vescovi diamo già un giudizio» quando diciamo che «la famiglia non ci pare messa al centro della politica italiana» e «accanto alla famiglia ci mettiamo anche la scuola».

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