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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2014 alle ore 06:38.

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PECHINO. Dal nostro corrispondente
Quale migliore occasione dell'incombente Golden week, la festa della Repubblica popolare cinese, per chiudere in pace un regolamento di conti ai massimi livelli del potere? Sarebbe il timing perfetto per mandare in pensione il governatore della People's bank of China, Zhou Xiaochuan, il prudente traghettatore della Cina nei mari aperti del capitalismo globale, sempre più ostacolato da correnti interne ben più conservatrici. Zhou è il nume tutelare dello Stato cinese che ha parlato di fluttuazione libera dei tassi nell'arco dei prossimi due-tre anni e che sta tarando l'economia sullo stampo di quella capitalista. Ma qualsiasi decisione abbia in cantiere il presidente Xi Jinping, grande estimatore di Zhou, è lo stesso processo di riforme finanziarie a essere arrivato a un punto critico.
Delle tante novità messe in cantiere la maggior parte è ai primi passi, con veti incrociati da parte di diversi centri di potere, mentre l'economia rallenta e le misure di stimolo di aprile non bastano a invertire la rotta. Gli indicatori macroeconomici tendono al variabile, quei 500 miliardi di yuan che la scorsa settimana sarebbero finiti nelle casse delle principali banche cinesi non riusciranno ad alimentare in tempi rapidi investimenti per l'economia reale. Le banche cinesi, intanto, continuano a non far credito, chi ha un debito pensa a pagare le rate. Lo shadow banking rallenta, ma a passo relativamente ridotto, dal 35 al 25% , i prezzi delle case crollano, il costo del lavoro va a due cifre. In queste condizioni nessuno vuol rischiare e il timore di ulteriori effetti indesiderati resta alto. Tutte le forme di liberalizzazione tanto attese restano sulla carta, dalla liberalizzazione del renminbi alle nuove Opa, al ponte tra le borse Shanghai e Hong Kong, alla Pilot free trade zone di Pudong.
Mentre il Quarto Plenum si avvicina, il destino del governatore Zhou sembra più incerto, potrebbe essere il capro espiatorio per frenare un processo di riforme dagli esiti incerti e dare spazio all'ala destra del Partito che preferisce non rischiare. Un partito nel partito capace magari di mettere sul piatto misure di stimolo più pesanti ma anche più pericolose per il debito pubblico che cresce sempre più rapidamente rispetto al Pil.
Nella ridda di voci sui papabili al posto di Zhou ieri è spuntata la questione delle transazioni fasulle, quelle che hanno gonfiato le cifre dell'import-export negli ultimi mesi: proprio ieri la Safe, massima autorità in tema di valuta estera e braccio armato della stessa People's bank ha fatto sapere che 10 miliardi di yuan di transazioni si sono rivelate completamente fittizie. È la prima volta che le autorità dichiarano che realmente si sono verificate operazioni fraudolente per far uscire denaro dal Paese e alterare la bilancia dei pagamenti.
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