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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2014 alle ore 18:08.
L'ultima modifica è del 27 settembre 2014 alle ore 09:59.

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Il ministro degli esteri argentino Hector Timerman (Afp)Il ministro degli esteri argentino Hector Timerman (Afp)

È solo una battaglia, la guerra è ancora lunga. Ma l'Argentina ha portato a casa un risultato importante, alle Nazioni Unite.
Il Consiglio dei Diritti umani dell'Onu ha adottato a Ginevra una «risoluzione di condanna» nei confronti degli Hedge funds. Un punto importante quindi, soprattutto perché ottenuto in campo neutro, a Ginevra, non a Buenos Aires tra i fans della presidenta Cristina Fernandez de Kirchner né a New York tra i supporter del giudice Thomas Griesa.

I voti a favore sono stati 33, contrari 5 (tra cui gli Stati Uniti), 9 le astensioni.
La risoluzione dell'Onu è una tappa della controversa vicenda del default tecnico in cui, due mesi fa, è incappata l'Argentina. Il giudice Griesa, va ricordato, non ha consentito alla Casa Rosada di pagare le cedole ai possessori di tango bonds che hanno accettato le ristrutturazioni del debito nel 2005 e nel 2010 senza che prima non fossero rimborsati gli hedge funds rimasti volontariamente fuori dal concambio.
Una decisione che ha provocato il default tecnico del Paese sudamericano ma che svela un palese vuoto normativo sull'eccessivo potere di ricatto dei fondi speculativi, in questo caso estroflesso verso un Paese che ha comunque portato a termine la ristrutturazione del proprio debito.
Dopo l'appoggio di Martin Wolf, primo editorialista del Financial Times, e persino dell'ex premier britannico Gordon Brown l'Argentina incassa un insperato appoggio dalle Nazioni Unite.

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