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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2014 alle ore 08:13.
L'ultima modifica è del 28 settembre 2014 alle ore 13:51.

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Stefano Bonaccini (Imagoeconomica)Stefano Bonaccini (Imagoeconomica)

Comincia domani l'era politica del post-Errani in Emilia-Romagna. Il centrosinistra sceglierà, con le primarie, il candidato che guiderà la coalizione, per cercare la successione del presidente che ha guidato la Regione per 15 anni. Pd ed alleati partono, rispetto al voto delle europee, con un vantaggio di oltre 30 punti sugli avversari: è verosimile pensare, quindi, che chi uscirà vincitore dalle primarie sarà il prossimo presidente dell'Emilia-Romagna.

I candidati sono due ed entrambi del Pd. Il favorito d'obbligo è Stefano Bonaccini, segretario regionale uscente, impegnato negli ultimi mesi nella segreteria di Matteo Renzi è appoggiato dalla quasi totalità dei dirigenti di partito. Giovedì ha incassato il sostegno di 170 sindaci della regione, guidati dal bolognese Virginio Merola e dai primi cittadini di quasi tutti i capoluoghi di provincia e dell'Italia dei Valori. Il suo sfidante è Roberto Balzani, docente di storia, ex sindaco di Forlì, che si è caratterizzato come un candidato di rottura e di discontinuità. A lui andranno i voti di una parte di Sel, che, tuttavia, ufficialmente, non partecipa alle primarie.

L'appuntamento con il voto del popolo di centrosinistra arriva dopo un percorso particolarmente accidentato, condizionato dall'inchiesta della procura di Bologna sui rimborsi spese del consiglio regionale. Bonaccini è stato coinvolto nell'inchiesta, poi, dopo essere stato sentito in procura, i pm hanno chiesto che la sua posizione venga archiviata. Se la richiesta verrà accolta si presenterà alle elezioni del 23 novembre senza macchie. È ancora indagato, invece, Matteo Richetti, quello che avrebbe dovuto dar vita con Bonaccini ad una sfida accesa fra renziani doc: tuttavia ha rinunciato alla propria candidatura il giorno della presentazione delle firme.

La prima incognita riguarderà l'affluenza: impossibile ipotizzare (visto che si tratta di una consultazione solo regionale) che si raggiunga la soglia dei 400 mila votanti, sempre assicurati dall'Emilia-Romagna nelle precedenti primarie. Per non considerarle un flop, al Pd si attendono 200-250 mila votanti.

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