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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2014 alle ore 08:12.

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È il sogno di ogni candidato: avere la certezza matematica di essere eletto. Impossibile? No, perché basta che tutte le forze politiche si accordino per presentare un listone unico senza concorrenti: solo questione di ore o giorni e il miracolo si compie.

ROMA

È quello che succederà da domani, quando si apriranno le urne per le elezioni di presidenti e consiglieri provinciali e per le città metropolitane (ma in ordine sparso: la maggior parte voterà il 12 ottobre). Un voto inedito almeno sotto due punti di vista: le "vecchie" province non esistono più e per la prima volta assisteremo a un'elezione di "secondo livello", perché alle urne non sono chiamati gli elettori bensì sindaci e i consiglieri comunali del territorio della provincia (il cui voto è ponderato, cioè è proporzionale al numero di cittadini rappresentati); ma soprattutto, circostanza forse mai vista prima, in alcuni casi si sa già il risultato.
Succederà per esempio per le province di Asti e Cuneo: qui i partiti hanno trovato un'intesa per presentare un'unica lista di candidati (tanti quanti sono i posti da occupare) a sostegno di un unico nome per la presidenza della provincia. Giochi chiusi in partenza, nessuna sorpresa. «Una scelta istituzionale per la rappresentanza territoriale» è la spiegazione offerta di fronte alla perplessità di molti.
L'atavico "richiamo della poltrona" (solo di questo si tratta: gli incarichi sono a titolo gratuito) ha risuonato anche in altre regioni ma altrove il capolavoro piemontese non è riuscito perché ha trovato la strada sbarrata da chi, anche dentro gli stessi partiti che avevano trovato l'accordo, ha urlato all'"inciucio".
Un'unica lista "pigliatutto" era il progetto delle forze politiche a Pistoia: a rovinare la festa un gruppo di sindaci capitanati da consiglieri comunali "ribelli" che sono riusciti a raccogliere le firme necessarie e hanno dato vita a un'alternativa in cui sono confluiti comunque esponenti di entrambi gli schieramenti.
Una "grande alleanza" è uno schema ricorrente per le nuove province, quasi un "second best" quando il "colpaccio" di non avere concorrenti non riesce. A metterla su ci ha provato anche Federico Pizzarotti: il sindaco di Parma del M5S, entrato spesso in rotta di collisione con il capo del suo movimento Beppe Grillo, aveva trovato un accordo per far eleggere un esponente democratico alla guida dell'ente di secondo livello che, in cambio, sarebbe stato gestito in modo unitario.
Una mossa che gli ha procurato gli attacchi della rete e una scomunica di Grillo: il M5S non partecipa a elezioni di "enti inutili" (è in corsa solo nelle città metropolitane). Una linea alla quale ha deciso di non attenersi l'altro sindaco "grillino" nell'Emilia Romagna, il primo cittadino di Comacchio Marco Fabbri che correrà in una lista unica trasversale che comprende anche un leghista.
La Lega, insieme al M5S, è l'altra forza che "spezza" l'unanimismo per la città metropolitana di Torino (come per le altre il presidente di diritto è il sindaco del capoluogo, in questo caso Piero Fassino) dove sotto le stesse insegne si ritrovano Pd, Forza Italia e Ncd; schieramento che a Genova arriva a includere anche Sel. Il cui leader, Nichi Vendola, ha però lanciato strali contro il Pd pugliese che, nella regione da lui governata, aveva scelto la "grosse Koalition" a Taranto e Brinidisi scatenando i malumori della minoranza interna.
Così il segretario regionale democratico Michele Emiliano ha dovuto fare marcia indietro. Nulla da fare, almeno stavolta.
© RIPRODUZIONE RISERVATAAlle urneVERSO GLI ENTI DI SECONDO LIVELLOGLI ELETTORIGLI ELETTI
Al via la prima tornata
Nella prima tornata elettorale di domani e lunedì, gli elettori saranno 10.111: 78 consiglieri di quattro città metropolitane saranno scelti da 4.393 sindaci e consiglieri comunali. Mentre saranno 5.718 gli amministratori che voteranno sei presidenti e 70 consiglieri provinciali Poltrone dimezzate
Al termine della tornata elettorale saranno 986 i nuovi amministratori di province (64 presidenti e 760 consiglieri) e consigli metropolitani (162), al posto degli attuali 2.500. Sindaco della città metropolitana sarà quello del comune capoluogo10.111 DOMANI E LUNEDÌ986 I NUOVI AMMINISTRATORIIL VOTOLE DATE Sei giornate per 72 enti
Sono 59 (tra cui tre città metropolitane) gli enti che voteranno il 12 ottobre. Per altre nove realtà (tra cui anche quattro città metropolitane) la data da segnare sul calendario è domani 28 settembre. Il 29 sarà invece la volta di Ferrara, il 4 ottobre Modena, il 9 ottobre Parma. La città metropolitana di Roma sceglierà invece i suoi rappresentanti il 5 ottobreIL SISTEMA ELETTORALE Elezione di secondo livello
Nelle città metropolitane si vota per eleggere i consiglieri metropolitani. Nelle province si vota per eleggere i presidenti di provincia e i consiglieri provinciali. A votare sono sindaci e consiglieri dei comuni della provincia. Il voto di ciascun elettore è ponderato, è cioè proporzionale al numero di cittadini che il consigliere comunale e il sindaco rappresentano all'interno della Provincia

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