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Dagli eurobond ai piani Bce, ecco tutti i «no» della Germania all'Europa

Perche' Angela Merkel e la classe dirigente tedesca hanno finora respinto le proposte per uscire dalla lunga crisi dell'Eurozona

7. I no della Germania / I piani di stimolo

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E' la logica prosecuzione del “tormentone” precedente. E nasce da una duplice richiesta dell'Europa alla Germania: farsi promotrice di un piano di rilancio transnazionale che faccia leva sugli investimenti, pubblici e privati; restituire un po' dei suoi surplus ai partner Ue promuovendo a casa propria un piano di stimolo alla crescita attraverso riduzioni delle tasse e maggiori investimenti pubblici nelle infrastrutture. Al coro europeo si è aggiunto l'Fmi che raccomanda a Berlino di utilizzare l'ampio margine di manovra in bilancio per destinare ogni anno, per cinque anni, uno 0,5% di Pil aggiuntivo agli investimenti pubblici, dato anche lo stato precario di molte sue strade, autostrade e canali. No compatto di Merkel e Schäuble, che quando parlano di investimenti per l'Europa intendono investimenti privati, e che al culmine del dibattito in sede Ecofin hanno annunciato con orgoglio che la strada maestra resta quella del pareggio di bilancio.

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