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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2014 alle ore 16:34.
L'ultima modifica è del 29 settembre 2014 alle ore 16:44.

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Usare l'arte come cura. Ma, allo stesso tempo, prendersi cura dell'arte. La storia, racchiusa in un gioco di parole, è quella di un medico torinese, Romano Ravazzani: un ambulatorio di base nel quartiere del Cit Turin, una specializzazione in neuropsichiatria infantile e una grande, immensa passione per quadri, sculture, dipinti. Al punto da decidere di trasformare il proprio studio medico in un'innovativa galleria. Dove, due volte l'anno, l'allestimento cambia e inaugura una nuova mostra temporanea a tema, con tanto di vernissage: a disposizione degli oltre 2mila pazienti di riferimento, che nei mesi, possono godere delle creazioni, ammirare e imparare, persino acquistare un'opera, fra quelle cedute al medico dagli artisti in comodato d'uso.

L'idea, che ha una finalità puramente culturale e non economica, è nata circa tre anni fa. Per più ragioni. «Innanzitutto – spiega il dottor Ravazzani – perché nel tempo mi ero accorto dell'interesse suscitato da una bacheca, che avevo esposto in sala d'attesa e sulla quale ero solito attaccare immagini, pensieri o spunti di riflessione. I pazienti domandavano, interagivano, a volte chiedevano di poter fotocopiare i testi. Pian piano ho compreso come la sala d'attesa sia il luogo ideale per far passare la comunicazione. Dal medico le persone si recano in genere sole e, mentre aspettano di essere visitate, si trovano in una disposizione d'animo aperta ad accogliere nuovi stimoli. Anche perché, a volte, hanno la necessità di distrarre l'attenzione dalle proprie patologie o problemi». Il secondo motivo è la passione. «Per chi, come me, ama l'arte – prosegue Ravazzani – è triste vedere quanta mercificazione soffochi questo settore. Ci s'interessa a un'opera solo in rapporto al valore economico che ha o può conseguire. Senza quasi curarsi più dei contenuti e di ciò che, con essa, chi l'ha creata ha voluto esprimere».

Per “curare con” e “soccorre” l'arte è, dunque, nato l'Ambulatorio dell'arte . «Le opere, che mi circondano mentre visito – prosegue il medico – aiutano e facilitano spesso il mio lavoro. Quando devo descrivere a un paziente una patologia, a volte la metto in rapporto con un quadro o una scultura fra quelle esposte. Per comunicare meglio un concetto o spiegare un punto di vista alternativo». Attorno al progetto, nel tempo si è creato un vero ciclo virtuoso e nelle sale dello studio hanno trovato spazio le creazioni di più di cinquanta artisti: a volte sono i pazienti stessi a segnalare autori da ospitare oppure sono le gallerie d'arte che contattano l'ambulatorio per cedere parte delle proprie esposizioni.

Martedì 30 settembre, a Torino, in via Vassalli Eandi 29, inaugurerà la mostra dedicata alla serie dell'antieroe. «Per scegliere il tema – conclude Ravazzani – sono stato ispirato dalla serie Eroica di Daniele Fissore, che è stata realizzata in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia e che, come sottotitolo, citava “eroi noti e ignoti”. Ho contattato Fissore, artista noto, che ha sposato la mia iniziativa e proprio pochi giorni fa mi ha portato due delle sue opera da esporre. Ma fra gli artisti di questa nuova edizione, ci sarà anche gente comune. Fra i tanti, un paziente di 88 anni. Una persona come tante, che nella vita ha svolto un altro mestiere, coltivando in parallelo una passione per la scultura. Una bella storia di cui, forse, mai sarei venuto a conoscenza senza l'Ambulatorio dell'arte».

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