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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2014 alle ore 13:33.
L'ultima modifica è del 29 settembre 2014 alle ore 16:24.

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(Afp)(Afp)

Risale la tensione nell’Est Ucraina. Nove soldati dell’esercito ucraino sono morti e 27 sono rimasti feriti nei combattimenti della ultime 24 ore con i ribelli filorussi nell'est dell'Ucraina. Lo ha annunciato un portavoce militare a Kiev. «Ieri i ribelli hanno tentato di nuovo l'assalto all'aeroporto di Donetsk» ha detto il portavoce Andriy Lysenko. «Uno dei nostri veicoli di trasporto è stato colpito, i nostri paracadutisti hanno subito perdite». Stamani il municipio della città controllata dai filorussi aveva annunciato tre vittime tra i civili nei combattimenti. Dal 5 settembre scorso vige una tregua, firmata a Minsk, spesso violata, tra forze di Kiev e separatisti in est Ucraina, dove secondo gli accordi le parti hanno cominciato il ritiro delle loro forze.

A Bruxelles
C'è un accordo all'interno della Commissione europea per finanziare con 165 milioni di euro di nuovi aiuti, la seconda fase delle misure d'urgenza a beneficio dei produttori di ortofrutticoli colpiti dall'embargo russo. Lo si apprende oggi a Bruxelles da fonti comunitarie, scrive l’Ansa, dopo che la questione era stata discussa sabato e domenica scorsa alla Commissione Ue. Per il momento - precisano le fonti - non c'è certezza su dove saranno prelevati i nuovi fondi Ue: se dai margine del bilancio agricolo o dalla riserva di crisi.

«Droni per sorvegliare la tregua»
Parigi e Berlino «hanno proposto di fornire all'Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa (Osce), su richiesta di quest'ultima, dei droni finalizzati a sorvegliare che il cessate-il-fuoco» in Ucraina sia rspettato. Lo ha detto il ministero degli Esteri francese. «Questa proposta è in corso di valutazione» ha precisato durante il punto stampa il portavoce del Quai d'Orsay, Romain Nadal, interpellato su questa proposta relativa ai droni francesi. Parigi prevede inoltre di inviare, nel quadro dell'Osce, esperti francesi in Ucraina, per partecipare all'osservazione delle elezioni politiche previste il 26 ottobre, ha aggiunto il portavoce. A metà settembre, il presidente svizzero Didier Burkhalter, presidente in carica dell'Osce, aveva annunciato che l'organizzazione intendeva sorvegliare la frontiera russo-ucraina.

A Est si abbattono le statue di Lenin
Intanto a Kharkiv, città chiave dell’Est, manifestanti filo-ucraini hanno abbattuto ieri sera la più grande statua di Lenin del Paese. Il monumento al leader della Rivoluzione d'ottobre, alto otto metri e mezzo, costruito negli anni Sessanta, era fonte di polemiche tra gli attivisti europeisti e gli opponenti comunisti dal tempo delle proteste del movimento Euromaidan lo scorso anno. Apparentemente senza premeditazione, i manifestanti, che ieri avevano preso parte a un corteo pro-Kiev di qualche migliaio di persone, hanno raggiunto la statua nella piazza centrale della città. Varie persone hanno la scalata al monumento con seghe e nel giro di due ore, verso le 22, sono riuscite a staccare le gambe dalla base e a spingere la statua al suolo.

Le autorità della grande città, un milione e mezzo di abitanti, a maggioranza filoucraina ma russofona, hanno promesso di rimuovere i resti del monumento ma molti nella folla hanno già cominciato a fare a pezzi la statua e a portarne via frammenti come souvenir. Ieri sera la procura ha aperto un'inchiesta penale per vandalismo, chiusa dopo poche ore, con la motivazione che l'abbattimento della statua non ha ferito nessuno, riferisce il ministero dell'Interno. «Lenin? Lasciamolo cadere, finchè nessuno si fa male. Finchè questo sanguinario idolo comunista non allunga la lista deLle sue vittime» ha scritto il ministro degli Interni Arsen Avakov su Facebook.

Lo scorso inverno le statue di Lenin sono cadute sotto la furia dei manifestanti in Ucraina centrale, dove i partecipanti alle proteste filoeuropee hanno abbattuto in molte città i simboli del potere sovietico per segnalare la svolta verso l'Occidente. Le statue di Lenin però sono ancora in piedi in molti centri dell'est del Paese, come Donetsk e Lugansk, dove i separatisti filorussi hanno dichiaratol'indipendenza.

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