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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2014 alle ore 18:01.
L'ultima modifica è del 30 settembre 2014 alle ore 18:49.

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Nuova flessione del Pil nel terzo trimestre dell’anno, con un deterioramento dei ritmi di attività in tutti i principali comparti produttivi, in gran parte a causa della carenza di domanda interna. Prezzi che non accennano a salire, «rendendo possibile il permanere dell’inflazione italiana su livelli vicini allo zero nei prossimi mesi». Un mercato del lavoro che «non sembra ancora presentare miglioramenti significativi». La nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, diffusa dall’Istat a un’ora dal Consiglio dei ministri che deve varare la Nota di aggiornamento al Def, non lascia adito a dubbi: la fase di «debolezza ciclica» del Paese non è finita, anzi. E «si accompagna al rallentamento dell’area euro».

Peggiora il clima di fiducia delle imprese
A suggerire il nuovo calo del Pil è il rallentamento dell’indicatore composito anticipatore, aggiornato a luglio, e costruito a partire da un insieme di variabili, qualitative e quantitative, selezionate in base alla capacità di anticipare le fasi del ciclo economico. D’altronde, è proseguito anche a settembre il peggioramento del clima di fiducia nelle imprese italiane, soprattutto nel settore del commercio al dettaglio. Negli ultimi due mesi la fiducia è arretrata sui valori di inizio anno, con perdite più marcate nei settori dei servizi.

Un aiuto dall’euro debole
L’Istat segnala come il divaricarsi delle condizioni cicliche negli Usa e in Europa ha accentuato il percorso di deprezzamento del tasso di cambio dell’euro nei confronti del dollaro, dopo la sostanziale stabilità dei primi sei mesi dell’anno. A settembre il cambio si è deprezzato del 2,7%, con quotazioni scese al di sotto di 1,28 dollari per euro. È al tempo stesso continuata la discesa del prezzo del petrolio, anche a causa dell’indebolirsi delle prospettive di crescita globali. L’euro debole - afferma l’Istituto nazionale di statistica - «porterebbe a una ripresa delle esportazioni».

Filtch taglia le stime sull’Italia
Fitch ha rivisto al ribasso le stime del Pil dell'Italia, sottolineando che ha «la performance più debole» tra i principali Paesi. L'agenzia di rating ora si attende «un terzo anno di recessione» per la Penisola con un Pil in calo dello 0,2% nel 2014 contro la previsione di +0,4% fatta nello scorso giugno. Tagliate anche le previsioni per il 2015 e il 2016 di 0,4 punti e 0,2 punti rispettivamente a +0,6% e +1%. Questo implicherebbe che «anche nel 2016, il Pil italiano sarebbe del 6% al di sotto del livello pre-crisi del 2008, di gran lunga il dato peggiore tra tutti i principali Paesi avanzati». Di riflesso alla persistente debolezza del'economia, Fitch ha anche aumentato le previsioni di disoccupazione: 12,7% nel 2014, 12,6% nel 2015 e 12,2% nel 2016.

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