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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2014 alle ore 06:39.

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ROMA
Comincia a delinearsi il volto delle città metropolitane e delle nuove province, enti "svuotati" dei loro poteri tradizionali e ridisegnati come istituzioni di "secondo livello": il primo giro di elezioni - che la legge Delrio riserva a sindaci e consiglieri comunali dei rispettivi territori conferendo loro un voto "ponderato", cioè calibrato sulla popolazione di riferimento di ciascun amministratore - si sono svolte tra domenica e ieri (molto alta l'affluenza, solo in un caso sotto l'80 per cento) e hanno aperto subito un caso politico: a Taranto, grazie a "franchi tiratori" del Pd, è stato eletto un forzista. In due casi (Lodi e Sondrio) un consigliere provinciale uscente viene "promosso" presidente.
A Genova (691 votanti su 688 aventi diritto) le larghe intese avevano tolto fin dalla vigilia ogni incertezza all'esito del voto: nel consiglio della città metropolitana (il cui presidente è di diritto il sindaco del capoluogo) dei 18 consiglieri 13 sono esponenti della lista "Costituente per la città metropolitana" sotto le cui insegne si sono ritrovati Pd, Forza Italia, Ncd (una parte), Sel e lista Doria. Firenze si segnala invece per l'alta partecipazione dei votanti (su 688 non si sono presentati alle urne in 53): 14 consiglieri su 18 saranno del Partito democratico. Nella futura città metropolitana fiorentina il M5S - che ha boicottato le elezioni per le province - ha conquistato un seggio, così come a Bologna, il cui consiglio metropolitano è dominato dal Pd (12 su 18). A Milano il presidente della città metropolitana (cioè Pisapia) in consiglio potrà contare su 14 seggi (su 24 disponibili) conquistati dal centrosinistra. I presidenti "metropolitani" sono ora chiamati a dare uno statuto entro l'anno ai neonati enti.
Quanto alle province, Taranto cambia a sorpresa colore grazie alle divisioni interne ai democratici: il nuovo presidente è Martino Tamburrano (sindaco di Massafra), esponente di Forza Italia che ha battuto (277 a 174, cioè 64% contro 36% secondo le preferenze ponderate) il sindaco di Laterza Gianfranco Lopane (Pd) il quale ha raccolto meno voti di quanto previsto sulla carta. In molti hanno puntato subito il dito contro il segretario regionale del Pd, Michele Emiliano, con l'accusa di aver stretto un "patto segreto" con gli azzurri in vista delle primarie per la presidenza della Regione Puglia cui l'ex sindaco di Bari parteciperà come candidato. Emiliano si è difeso rivendicando di essersi esposto «pubblicamete fin dal primo momento contro qualsiasi accordo tra Pd e Fi» e ha annunciato l'imminente convocazione della direzione del partito contro i "frondisti" .
A Vibo Valentia il sindaco di Briatico, Andrea Niglia, è il nuovo presidente della provincia: era sostenuto da una lista "ibrida", in cui sono confluiti i renziani del Pd, Ncd, Forza Italia e Fratelli d'Italia. Ha avuto la meglio su Sergio Rizzo, sulla cui lista campeggiava il logo del Pd. Un altro sindaco laureatosi presidente di provincia è il primo cittadino di Chiavenna, Luca Della Bitta, nuovo numero uno a Sondrio, candidato del centrodestra.
A Bergamo e Lodi, invece, due consiglieri provinciali uscenti (Matteo Rossi e Mauro Soldati, entrambi del Pd) hanno sfruttato la possibilità concessa loro e a tutti i colleghi dalla legge Delrio di candidarsi solo per questa prima tornata: sono stati eletti alla guida delle rispettive province. E si sapranno solo oggi, i risultati di Ferrara, dove si è votato ieri.
La seconda tornata di elezioni si svolgerà il 12 ottobre. Al termine della "rivoluzione provinciale" verranno eletti 64 presidenti di provincia, 760 consiglieri provinciali e 162 consiglieri metropolitani. In totale 986 amministratori - senza compenso - contro i 2.500 uscenti.
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