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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2014 alle ore 23:19.
L'ultima modifica è del 02 ottobre 2014 alle ore 10:43.

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Il presidente argentino Cristina Fernandez ha accettato le dimissioni del governatore della banca centrale, Juan Carlos Fabrega. Lo ha riferito un portavoce della Casa Rosada, Alfredo Scoccimarro, il quale ha aggiunto che Fabrega sarà sostituito da Alejandro Vanoli, che guida attualmente la Commissione nazionale di controllo sui mercati finanziari.

Tonfo in Borsa dopo il rally
La Borsa di Buenos Aires ha chiuso in pesante calo, -8,22%, sulla scorta delle voci sulle dimissioni di Fabrega, che si sono rincorse per tutta la giornata. La piazza sudamericana è, in realtà, quella che ha registrato la migliore performance da inizio anno, segnando un rialzo nel corso del 2014 di oltre il 120 per cento. L’Argentina è ai ferri corti con la giustizia Usa, che ha bloccato il pagamento delle cedole di alcuni suoi titoli di Stato, facendo scattare il default tecnico.

È già iniziata la campagna elettorale
In Argentina la crisi finanziaria, dovuta al default tecnico dello scorso 31 luglio, si sovrappone a una campagna elettorale sempre più incandescente. Si voterà tra un anno, ma le scelte di campo e i candidati forti vengono scelti ora.

Scontro con il ministro dell’Economia Kicillof
Lo scontro che ha determinato le dimissioni del Governatore Fabrega è in verità un'incompatibilità con il ministro dell'Economia, Axel Kicillof. Due visioni di politica monetaria molto distanti tra loro. La «presidenta» Kirchner aveva espresso critiche dure soprattutto sul mercato illegale dei cambi, su quello “parallelo” ormai in grande auge.
Da tempo il gap tra la quotazione ufficiale e quella in nero (chiamata a Buenos Aires blue) si è ampliato ed è ormai vicino all'80 per cento.
Nel discorso di ieri, la presidenta aveva denunciato « le pressioni sul cambio per arrivare a una svalutazione del peso. Alcuni settori dell'economia vogliono colpire il governo, magari con aiuti stranieri».

Via l’uomo più vicino ai mercati
Fabrega veniva considerato un uomo vicino ai mercati. Al centro dello scontro con Kicillof c'era tra l'altro l'emissione monetaria: Fabrega voleva limitarla per fare argine all'inflazione (pari ormai al 40%, secondo rilevazioni private), politica alla quale si oppone invece il ministro dell' Economia Kicillof, la cui priorità è quella di sostenere i consumi.

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