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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2014 alle ore 17:20.
L'ultima modifica è del 02 ottobre 2014 alle ore 09:44.
Il Brasile sarà pure il Paese delle 5 S (sex, samba, sun, soccer, sand) ma sarà guidato da chi saprà convincere gli elettori evangelici.
Siamo alle battute finali di una campagna elettorale ricca di colpi di scena: il nuovo presidente del Brasile verrà eletto domenica o al più tardi il 26 ottobre, giorno del ballottaggio.
Il testa a testa è tra due donne, Dilma Rousseff , attuale presidenta che punta alla rielezione e Marina Silva, ex ministro dell'Ambiente del governo Lula.
Gli altalenanti sondaggi prevedono la vittoria di Rousseff, al secondo turno. Ma saranno i voti dei fedeli delle Chiese evangeliche a determinare il risultato finale: 42milioni di seguaci, il 22,2% della popolazione. Una comunità di peso, la più grande del mondo.
Insomma il Brasile in bilico tra religiosità e corporeità. Un fattore di sorpresa, dato che il corpo, in Brasile, è “un capitale”, ben più che in altri Paesi. L'antropologa Mirian Goldenberg , docente all'Università federale di Rio de Janeiro, spiega che l'apoteosi di questo capitale si esprime nell'arte, nella disinibizione, nella trasgressività. Eppure, sarà la comunità evangelica, fortemente contraria all'aborto e ai matrimoni gay, a essere decisiva nella scelta del nuovo presidente.
E' il Brasile, bellezza ! Il corpo - scolpito, esibito, ritoccato dalla chirurgia plastica – è una delle maniere privilegiate attraverso cui la nazione ritualizza se stessa. Eppure vincerà il candidato che saprà intercettare il voto” religioso”.
La forza delle Chiese evangeliche è cresciuta sensibilmente: basti pensare che dal 2000 al 2013 il cattolicesimo ha perso – secondo Latinobarometro – il 13% di fedeli in un Paese, il Brasile, che con 130 milioni di battezzati, è il più cattolico del mondo. Nello stesso periodo gli evangelici sono cresciuti al ritmo vertiginoso del 60 per cento.
Un aneddoto spiega bene la capacità di condizionare la politica e di modificare i programmi elettorali dei candidati: a fine agosto il Pastore Silas Malafaia, presidente miliardario del Consiglio dei Pastori del Brasile, ha annunciato che « se la candidata Marina Silva non avesse espunto dal proprio programma elettorale il matrimonio gay e l'adozione di bimbi alle coppie gay, avrebbe rilasciato dichiarazioni durissime», ovviamente contro la candidata. Poche ore dopo Marina Silva ha licenziato il coordinatore della campagna elettorale e modificato il suo programma di governo.
Persino Rousseff, presidenta in carica appartenente al Pt (Partito dei lavoratori), apertamente laica e favorevole all'aborto, negli ultimi tempi si è avvicinata agli evangelici: ha presenziato all'inaugurazione del tempio di Salomone della Chiesa Universale del Regno di Dio, un luogo di culto con una capacità di accoglienza superiore a piazza San Pietro.
La risposta di Marina Silva, non si è fatta attendere: pochi giorni fa, davanti a 300 lider evangelici ha dichiarato: « Lo stesso Dio che ama me, ama Dilma Rousseff e Aecio Neves (il terzo candidato forte, ndr)».
Ovunque siano i voti, i candidati presidenziali del Brasile pregano per aggiudicarseli.
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