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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2014 alle ore 21:07.
L'ultima modifica è del 02 ottobre 2014 alle ore 21:11.

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Nella foto la Banca centrale argentina a Buenos Aires (Reuters)Nella foto la Banca centrale argentina a Buenos Aires (Reuters)

Nuovo crollo della Borsa argentina (perde oltre il 6%) dopo il terremoto alla banca centrale, con le dimissioni del governatore Fabrega e l’arrivo di Alejandro Vanoli. A scegliere colui che fino ad ora è stato a capo dell'autorità di borsa locale (la Comision Nacional de Valores) è stato il presidente della nazione Cristina Fernandez de Kirchner, che ieri aveva accettato le dimissioni del governatore Juan Carlo Fabrega. L'uscita di quest'ultimo, scelto lo scorso novembre proprio da Fernandez, è avvenuta all'indomani delle critiche indirette mosse pubblicamente dal presidente per le crescenti pressioni sulla valuta locale, il peso.

Inflazione al 40%
Vanoli - apparentemente vicino al ministro dell'Economia Axel Kicillof - deve fare i conti con un'inflazione galoppante (al 40% in un anno), il default e la recessione. L'ex governatore piaceva ai mercati perché era considerato l'unico moderato in un'amministrazione sempre più radicale (si veda l'indifferanza nei confronti dell'accusa di oltraggio alla corte stabilita lunedì dal giudice americano che gestisce la disputa sul debito con un gruppo di hedge fund americani, disputa che lo scorso 30 luglio ha provocato il secondo default in 13 anni).

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