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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2014 alle ore 19:46.
L'ultima modifica è del 03 ottobre 2014 alle ore 08:27.
«Italy is back! L'Italia è tornata! Ora siamo in grado di produrre il cambiamento che ci si chiede. L'Italia è tornata ad avere speranza. Stiamo lavorando duramente per rendere l'Italia un posto straordinario. Il cambiamento appena iniziato». Lo ha detto il premier Matteo Renzi in serata nel suo discorso nella Guildhall della City di Londra. Il premier italiano ha annunciato che la riforma del lavoro in Italia «sarà fatta nel prossimo mese, al massimo». E ha parlato anche di articolo 18, definito «una mancanza di libertà per gli imprenditori». E perciò da superare. Mentre sul fronte della semplificazione fiscale ha detto che «le misure saranno operative entro marzo 2015». Renzi ha poi definito «fondamentale» concludere il processo delle riforme istituzionali «in sei mesi».
Renzi alla Merkel: non siamo scolaretti
In mattinata, in trasferta a Londra, Renzi ha preso una posizione forte nel dibattito sull’austerity. «Sto dalla parte di Francois Hollande e con la Francia» (che ieri si è ribellata alla linea del rigore imposta da Bruxelles, ndr), ha detto il premier, replicando duramente anche al pressing rigorista della cancelliera Merkel che ha parlato della necessità per i Paesi europei con i conti pubblici in difficoltà di «fare i compiti». «Non siamo scolaretti» e «rispetteremo il vincolo del 3 per cento», ha assicurato Renzi, che poi su twitter ha ribadito: «Proprio perché noi rispettiamo il 3%, non accettiamo che nessuno in Europa faccia il professore trattando gli altri come studenti». In serata il presidente del Consiglio ha aggiunto nella Guildhall della City di Londra: «L'Europa è una comunità di destino, non un posto di insegnanti e studenti. Nessuno può usare espressioni irriguardose per chi non rispetta i parametri di Maastricht».
La convergenza con Cameron: la Ue sia più flessibile
Il presidente del Consiglio ha incassato anche la piena convergenza del premier inglese David Cameron sulla linea anticrisi che dovrebbe seguire l’Europa. «Abbiamo bisogno di un'Europa più snella e più smart», ha detto Renzi incrociando la stampa al suo arrivo a Downing Street per incontrare il primo ministro britannico. Poco dopo, Cameron ha usato quasi le stesse parole per sollecitare «un cambiamento in Europa», che deve essere «più flessibile». All’ordine del giorno del colloquio le emergenze internazionali in Ucraina, l’offensiva dell’Isis, e la situazione in Siria e Libia.
Riforma del lavoro al massimo entro un mese
Nel suo discorso serale nella Guildhall della City di Londra, il premier ha elencato le priorità dell’azione di governo. In cima all’agenda c’è la riforma del lavoro («la più importante»). «Sarà possibile farla nel prossimo mese al massimo», ha assicurato Renzi, che ha definito l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori «una mancanza di libertà per gli imprenditori» e perciò «un problema». Lo ha detto assicurando che il governo vuole «cancellare le divisioni tra chi ha diritti e chi non ne ha». E che «è impossibile investire nel futuro difendendo il passato». Non solo. Con il Jobs act, in discussione al Senato, il governo punta «a semplificare le regole sul lavoro», dal momento che «ora ci sono 2.134 articoli, viene da ridere ma ci sarebbe da piangere». Poi Renzi ha ribadito che nella legge di stabilità «ci saranno ulteriori 2 miliardi nella riduzione sul costo del lavoro». E ha indivato l’obiettivo di «aumentare i salari dei lavoratori», perché altrimenti «l'Italia non sarà in grado di competere con i mercati emergenti».
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