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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2014 alle ore 08:22.
L'ultima modifica è del 03 ottobre 2014 alle ore 08:35.

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Il decreto “sblocca-Italia” mette a rischio l’erogazione delle borse di studio. A sostenerlo è la commissione Istruzione della Camera che - nel parere consultivo sul provvedimento reso ieri - chiede al Governo di modificare la norma. Raccogliendo le sollecitazioni giunte nei giorni scorsi dal Pd, dal Movimento 5 Stelle e dalle associazioni studentesche. Nel mirino c’è l’articolo 42, comma 1, del decreto 133 del 2014 che ha eliminato l’esonero dal patto di stabilità interno per i contributi delle Regioni sul diritto allo studio universitario.  Ma l’impatto della misura è ancora più ampio visto che coinvolge anche gli stanziamenti per scuole paritarie, studenti disabili e libri di testo.

La norma contestata
L’articolo 42, comma 1, dello sblocca-Italia interviene sull'articolo 46 del cosiddetto “decreto Irpef” che imponeva un contributo alla finanza pubblica da parte delle regioni di 500 milioni. Dando attuazione all'intesa sancita in sede di Conferenza permanente tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano del 29 maggio 2014, la disposizione sospendeva l’esonero dal patto di stabilità interno di una lunga serie di voci, gran parte delle quali interessano l’istruzione. Si tratta dei 150 milioni destinati alle borse di studio universitarie, dei 100 milioni per le scuole paritarie, degli 80 milioni per i libri di testo e dei 15 milioni per il sostegno agli studenti disabili.

L’impatto sul diritto allo studio
Alla questione si è interessata la commissione Istruzione che ha esaminato in sede consultiva lo “sblocca-Italia”. Durante la discussione di mercoledì la relatrice Simona Malpezzi (Pd) ha sottolineato come il reinserimento all’interno del patto di stabilità metta «seriamente in forse tutto il sistema». Nel ricordare che il finanziamento del diritto allo studio universitario poggia su tre gambe (i 154 milioni di aiuto statale, la tassa regionale pagata dagli studenti e i contributi delle Regioni) la deputata democratica ha evidenziato che se mancassero questi ultimi due forme di finanziamento i livelli di prestazione «scenderebbero immediatamente sotto il livello attuale che è già il minimo in Europa». Sottolineando poi l’urgenza in sé della questione: la norma - ha aggiunto - si riferisce già al 2014 e «quindi concerne le borse di studio che dovranno essere pagate a decorrere dal 1° novembre di quest’anno».

La richiesta di modifica
Nel parere reso ieri sul decreto la relatrice ha dedicato una delle due condizioni al nodo borse di studio. Chiedendo che venga ripristinata l'esclusione dal patto di stabilità interno delle risorse destinate alle Regioni relativamente agli interventi in materia di diritto allo studio, scuole paritarie, contributi e benefici agli studenti anche con disabilità ed erogazione gratuita di libri di testo se non si vogliono «vanificare misure recentemente adottate nel settore scolastico». E la sua collega di partito, Manuela Ghizzoni, è andata anche oltre presentando un emendamento allo “sblocca-Italia” per «tornare allo spirito originario della norma». Anche perché - ha commentato - sul diritto allo studio già siamo il fanalino di coda dell’Ue: «Nel 2013 in Italia sono state erogate 141.310 borse di studio, quando in Spagna erano state 305.454, in Germania 440.217 e addirittura in Francia 629.115». Numeri che si commentano da soli.

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