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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2014 alle ore 16:43.
L'ultima modifica è del 02 ottobre 2014 alle ore 18:53.

«Ho firmato la notifica della sospensione dall'incarico di sindaco di Napoli, ma, sia chiaro, non mi dimetto», ribadisce fermamente la sua posizione il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, a poche ore dalla notifica dalle mani del presidente del consiglio comunale, Raimondo Pasquino, del provvedimento firmato dal prefetto di Napoli Francesco Musolino. Atto dovuto, in base alla legge Severino, che prevede la sospensione da cariche elettive in seguito a una condanna, anche se in primo grado. L'ex magistrato infatti è stato condannato a un anno e tre mesi in primo grado per abuso di ufficio esercitato nell'ambito dell'inchiesta Why Not.
«Le dimissioni – spiega l'ex magistrato in un incontro convocato a Palazzo San Giacomo – sono un atto etico che non è previsto come conseguenza della sospensione dall'incarico. Perchè chiedermele? Lo farei, mi dimetterei se avessi tradito i miei concittadini, se avessi rubato, se fossi un corrotto o un mafioso. Oggi ho la certezza che altri giudici possano rimediare a questo provvedimento. Sono certo che lo stato saprà rimediare».
Di certo, per de Magistris,la sospensione sarà breve. «Nei prossimi giorni presenteremo ricorso in appello. Che si dovrà decidere rapidamente. La sospensione non potrà durare a lungo – dice – non più di quattro mesi, poichè incombe la prescrizione». Intanto, «come sindaco rimango io, come con un sindaco momentaneamente impedito, e la giunta continua a fare le sue funzioni, garantendo l'ordinarietà, come quando il sindaco é malato o sta all'estero».
Poi l'ex magistrato non risparmia giudizi duri sullo stato della democrazia in Italia, e tocca nel merito la vicenda che lo ha portato alla condanna. «Mi condannano, unico caso in Italia, per abuso d'ufficio non patrimoniale perché ho osato fare un decreto dopo che un vicequestore mi ha chiesto di acquisire utenze in contatto con criminali. Non sapevo di chi fossero, scopro che sono di parlamentari e mi fermo. Vengo condannato e mi dovrei dimettere?».
Poi aggiunge: «Sono un uomo delle istituzioni e sento di dover denunciare che in Italia esiste una democrazia malata, di dover denunciare la corruzione e la penetrazione delle mafie che, lasciate le bombe, usano i principi della legalità formale. Altra cosa è la giustizia».
Quanto a Napoli, per de Magistris, «la città ha bisogno di una strenua difesa e resistenza». Per il sindaco sospeso «oggi c'è chi vuole approfittare di una vicenda personale per mettere le mani sulla città. A partire da Bagnoli», chiosa de Magistris facendo chiaro riferimento al decreto Sblocca Italia con cui il governo ha estromesso il Comune dalla gestione del recupero delle aree dismesse.
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