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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2014 alle ore 06:39.

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Un altro tsunami finanziario ha investito Buenos Aires. Il governatore della Banca centrale argentina, Juan Carlos Fabrega, si è dimesso. Prenderà il suo posto Alejandro Vanoli, 53 anni, finora presidente della Commissione nazionale valori. È prevedibile una virata a sinistra della politica cambiaria dell'Argentina, orientata verso un maggiore controllo dei capitali.
La Borsa crolla (-7%)e gli operatori finanziari mostrano preoccupazione. Lo tsunami non è stato provocato da un'esondazione del Rio de la Plata ma da una critica esplicita mossa dalla presidenta Cristina Fernandez de Kirchner. Che nel discorso di mercoledì sera ha denunciato «le pressioni sul cambio per arrivare a una svalutazione del peso». Parole dure. «Alcuni settori dell'economia vogliono colpire il governo, magari con aiuti stranieri».
Una decisione tutta politica quella della Kirchner che, in sintonia con il ministro dell'Economia Axel Kicillof, si è progressivamente distanziata dalle scelte di politica cambiaria della Banca centrale argentina. Sullo sfondo, va ricordato, vi è la crisi finanziaria conseguente al default tecnico dello scorso 31 luglio, dopo che il giudice americano Thomas Griesa ha impedito il rimborso delle cedole ai possessori di tango bond, se non dopo aver onorato il rimborso totale dei titoli in default in mano agli hedge funds.
Da quel momento la crisi si è aggravata e la moneta argentina, il peso, ha subito progressive svalutazioni rispetto al dollaro. La Banca centrale guidata da Fabrega si è mossa secondo princìpi macrofinanziari ortodossi: un aumento dei tassi di interesse per contrastare l'inflazione che secondo i dati ufficiali è pari al 30%, ma secondo gli istituti di ricerca economica indipendenti veleggia attorno al 40 per cento. Una visione diversa da quella di Kicillof, più eterodosso e dirigista, disposto a frenare l'autonomia della Banca centrale e a limitare la diffusione del "cambio nero" del dollaro, definito "blue".
Il divario tra il cambio ufficiale peso/dollaro e quello "blue" è arrivato all'80 per cento. E alla luce dell'attacco della presidenta al governatore Fabrega (costretto alle dimissioni) la lettura dell'esternazione di Vanoli di pochi giorni fa, appare chiara. «È assurdo pubblicare sui giornali le quotazioni del cambio nero, è come se si diffondessero le quotazioni della cocaina».
Inoltre Fabrega veniva considerato un uomo vicino ai mercati. Al centro dello scontro con Kicillof c'era anche l'emissione monetaria: Fabrega voleva limitarla per fare argine all'inflazione mentre per Kicillof la priorità è quella di sostenere i consumi.
La scelta di rimuovere il governatore della Banca centrale ha una valenza anche politica; tra un anno vi saranno le elezioni presidenziali e la Kirchner non potrà più ricandidarsi. La campagna elettorale è già partita e lo scontro è aperto: da una parte i governativi di una sinistra populista, dall'altra gli esponenti di una destra per ora poco presentabile.
Durissime le reazioni di una parte dell'establishment. L'ex governatore della Banca centrale Martin Redrado ha dichiarato che il nuovo governatore Vanoli, pochi anni fa, era un passacarte.
Per i sostenitori del governo, «Vanoli saprà attenersi al ruolo di banchiere centrale favorendo stabilità e crescita economica».
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