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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2014 alle ore 12:21.
L'ultima modifica è del 03 ottobre 2014 alle ore 17:08.

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(Reuters)(Reuters)

Rischia grosso il Venezuela di Nicolas Maduro. Il chavismo senza Hugo Chavez non ha solo perso smalto per la mancanza di show pirotecnici dell'ex presidente che, acclamato dai poveri e contestato dall'establishment, restava sempre sulla cresta dell'onda. E in qualche modo occultava la cattiva performance dell'economia venezuelana. Ora i nodi sono venuti tutti al pettine.

L'inflazione supera il 60% , il Pil si contrarrà dello 0,5% nel 2014, la produzione industriale è in caduta libera, il settore delle costruzioni è crollato del 25% rispetto a un anno fa e, last but not least, vi è un incombente pericolo di default: tra 10 giorni scadono 6 miliardi di dollari di titoli di Stato e molti analisti temono che il Governo non abbia i soldi per pagare le cedole.

In queste ultime ore i Cds (credit default swap) sono decollati. Si tratta di uno strumento finanziario di copertura, appartenente alla famiglia dei “derivati”, che indica il pericolo di default. Quindi anche dai mercati finanziari arriva un chiaro segnale di preoccupazione.

Persino l'economia sociale, che l'ex presidente Chavez aveva rilanciato con l'invenzione delle “misiones”, programmi sociali mirati a soccorrere i settori più deboli della società, appare in palese contrazione. Il maxi piano edilizio, case popolari per i meno abbienti, è in forte ritardo: nel 2014 sono state costruite 50mila case, contro le 400mila previste. Insomma gran parte delle premesse, ma soprattutto delle promesse della Rivoluzione bolivariana, si sta sfarinando.

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