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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2014 alle ore 12:12.
L'ultima modifica è del 04 ottobre 2014 alle ore 18:35.

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Oscar Di Montigny (Ansa)Oscar Di Montigny (Ansa)

TOKYO – Se pensate che il mondo del marketing sia duro e spietato – in quanto orientato esclusivamente ai risultati – potreste essere fuori strada. Al World Marketing Summit 2014 organizzato a Tokyo sotto l'egida di Philip Kotler, il pioniere del marketing moderno, si è parlato soprattutto di etica dei valori sotto lo slogan “Un mondo migliore grazie al marketing”. Per il carismatico guru del marketing strategico, dietro ogni vera e duratura storia di successo nel marketing ci sono valori immateriali come la fiducia e la reputazione che le aziende si conquistano, attraverso capacità di innovazione, branding e un marketing “future-driven” utilizzabile come strumento per cercare di realizzare un mondo migliore (e non solo risultati finanziari sul breve termine): il futuro sta in un concetto di ”marketing cuturale” accoppiato alla possibilità di elaborare un enorme numero di dati per personalizzazione e “customerization”.

E' un approccio su cui è parso trovarsi in piena sintonia il relatore italiano intervenuto al vertice globale dei signori del marketing, Oscar Di Montigny, direttore marketing-comunicazione-innovazione di Banca Mediolanum, nonché fondatore e responsabile della Mediolanum Corporate University: “Il tema di quest'anno era ‘Better world through marketing': come il marketing può contribuire a migliorare il mondo. Non si è trattato solo di argomenti puramente tecnici, ma si è riflettuto, condividendo le best practices, su come le aziende debbano contribuire al miglioramento di tutto l'insieme nel quale operano, esercitando un ruolo più attivo nella societa'”. I fondamentali del marketing - come comunicazione, servizi, attenzione al cliente - si possono insomma attuare e traslare a vantaggio della società nel suo complesso.
“Ho portato nel mio intervento una prospettiva di scenario e analisi di trend su un'epoca in cui stiamo vivendo grandi cambiamenti – continua Di Montigny – La perdita di molti punti di riferimento tradizionali sta creando un vuoto: credo che le aziende possano essere parte integrante di un processo che cerchi di colmare questo vuoto, portando valori”. Come caso concreto, cita il caso di Banca Mediolanum, che ha dato vita a una università aziendale: nell'ultimo anno ha riunito in vari eventi circa 35mila persone in Italia “per raccontare valori”, facendole incontrare con persone che incarnano valori assoluti come la pace, la libertà, l'amore. “Credo nella centralità di costruire relazioni tra persone. Muoversi in questa direzione, alla lunga, dà una serie di vantaggi competitivi all'azienda, anche se nell'immediato non si chiede nulla”. Il marketing, insomma, si evolve e oggi “credo si debba fondare sulla condivisione di valori”, conclude Di Montigny. Del resto, sottolinea, delle tre principali innovazioni della storia – il fuoco, la ruota e il Web – la Rete ha dato più spessore al ruolo del “cliente”, conferendogli più poteri di verifica sulla verità, utilità e capacità di ispirazione dei messaggi provenienti dalla aziende.

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