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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2014 alle ore 16:34.
L'ultima modifica è del 06 ottobre 2014 alle ore 16:52.

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«Un maggior utilizzo degli strumenti tecnologici contro l'incidentistica stradale e le morti sulle strade». A chiederlo è stato stamane il capo della polizia, prefetto Alessandro Pansa, che ha preso la parola nel corso dei lavori del Workshop europeo sulla sicurezza stradale, «L'Europa unita sulla sicurezza stradale», organizzato presso la scuola superiore di polizia a Roma. Pansa ha sottolineato l'importanza di estendere l'utilizzo delle tecnologie, come ad esempio il Tutor che ha fatto diminuire sulle autostrade la mortalità del 50% e anche altre infrazioni del codice della strada. Tra queste l'individuazione, ad esempio, di quanti non indossano il casco o guidano pur in mancanza di assicurazione o revisione della vettura, sovraccarico di Tir o guida di veicoli sotto sequestro.

Il Codice della strada ha subito 92 modifiche
Il Capo della Polizia, nel corso del suo intervento ha, quindi, chiesto che si proceda per giungere a un complesso di regole sulla materia, «chiare e lineari». Pansa ha, infatti, ricordato che il codice della strada, negli anni, ha dovuto subire ben 92 modifiche per aggiornarlo alle mutate realtà e ha indicato la necessità di un «Codice di pochi articoli con norme di comportamento chiare», chiedendo un simile sforzo anche a livello di omogeneizzazione delle normative europee.

Maggiore coinvolgimento della polizia locale nei controlli sulle strade
Nel corso del suo intervento al workshop sulla sicurezza stradale in Europa il Capo della Polizia, per quanto riguarda il nostro paese ha poi chiesto un maggior coinvolgimento della polizia locale e municipale in tema di sicurezza e controllo sulle strade. Una «ausiliarietà», ha detto, estendere fino all'ultilizzo degli agenti municipali anche di notte e per interventi in incidenti dove i danni non sono solo materiali.

Alfano: va introdotto il reato di omicidio stradale
«Il tipo di disvalore e di reazione che suscita nell'opinione pubblica ogni omicidio consumato sulle strade è tale che credo sia arrivato il caso di introdurre una figura di reato specifico», ha affermato il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, partecipando al workshop Ue sulla sicurezza stradale. «Non voglio rubare il mestiere ai penalisti - ha aggiunto Alfano - ma la tesi del dolo eventuale spesso non ha retto e nei casi estremi, di chi consuma droga o alcol sapendo di doversi mettere alla guida subito dopo, occorre procedere con l'omicidio stradale». Alfano ha ricordato che «il numero delle vittime degli incidenti stradali è in riduzione ma noi non ci accontentiamo, dobbiamo proporci di salvare sempre più vite umane: l'Italia ha ridotto il numero dei decessi del 42% entro il 2010, quando il `target´ europeo era del meno 50%, ma oggi l'Europa ci chiede ancora di più, un'ulteriore riduzione del 50% entro il 2020. Per riuscirci serve uno sforzo collettivo di soggetti pubblici e privati con più controlli sui comportamenti dei conducenti, alla base della stragrande maggioranza degli incidenti». Un esempio? «Il controllo della velocità media, nei tratti in cui è stato effettuato, ha portato a una riduzione del 50% del tasso di mortalità, del 20% del tasso di incidentalità e del 27% del tasso di lesività». E ha proposto l'adozione di una normativa europea che, raccogliendo le best practice dei vari Paesi, fissi le linee guida per procedure uniformi e controlli condivisi dai vari Paesi». (

L’omicidio stradale è un’aberrazione giuridica, ma serve
«L'omicidio stradale è un'aberrazione giuridica ma come comportamento dal punto di vista morale sta diventando un'esigenza», ha sottolineato il capo della polizia Alessandro Pansa al termine del workshop europeo sulla sicurezza stradale che si è svolto a Roma. Secondo Pansa «più che come forma autonoma di reato, da prendere in considerazione forse come aggravante, in modo da poter conciliare i nostri principi di diritto con i principi di sicurezza». Anche Pansa ha chiesto che si proceda con norme più chiare e pesanti soprattutto verso coloro che provocano incidenti e si mettono alla guida dopo aver assunto sostenze stupefacenti. In questo senso non solo attraverso l'utilizzo, come avviene oggi, di difficili metodologie di accertamento di guida sotto effetto di droghe ma anche con «strumenti in grado di accertare se un soggetto è un consumatore abituale di sostanze».

Sgalla: nel solo 2012 ci sono state 27.700 vittime in Europa
A sottolineare la gravità del fenomeno dell'incidentistica stradale a livello continentale, è stato il direttore della Polizia Stradale e delle Specialità, Roberto Sgalla che ha ricordato come in Europa nel solo 2012 (ultimo dato disponibile) si siano registrate 27.700 vittime. Un «vera e propria guerra», ha poi detto Sgalla, che occorre prevenire anche utilizzando i «sette pilastri» indicati in sede europea e che vanno nella direzione di maggiori controlli, più formazione, una maggiore assistenza post-incidenti ma anche un più sviluppato uso delle tecnologie e più comunicazione. «Tutto questo - ha concluso - per vincere finalmmte una battaglia che miete vittime anche tra ciclisti e pedoni e i cui esiti drammatici, stima l'Onu, costano alla collettivita' almeno 2 punti del Pil».

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