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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2014 alle ore 07:47.
L'ultima modifica è del 06 ottobre 2014 alle ore 15:07.

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Biden ha commesso una gaffe (davvero involontaria?) ma ha descritto una situazione ben conosciuta. È sempre più chiaro che questa coalizione internazionale, dove ciascuno combatte i suoi nemici e non il Califfato, è assai sfilacciata e mostra la corda già poche settimane dopo l'inizio delle operazioni, nonostante il Parlamento di Ankara abbia appena votato il via libera all'intervento militare. Ma i turchi per scendere in campo vogliono negoziare con gli Usa una “no fly zone” nel Nord della Siria, mirata a contrastare Bashar Assad, considerato il loro obiettivo primario.

I curdi dentro Kobane, a meno di qualche provvidenziale intervento all'ultimo minuto, dovranno farcela da soli e di sicuro i loro martiri, se verranno sconfitti, domani non saranno ricordati da nessuno. Neppure da noi qui in Occidente, che cerchiamo combattenti da arruolare per battere il Califfato. I raid aerei, come è risaputo, non bastano a fare sul terreno “il lavoro sporco”.

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