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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2014 alle ore 18:18.
L'ultima modifica è del 07 ottobre 2014 alle ore 10:43.
Si legge “boom di Borsa”, si scrive “corsa al dollaro”. L'Argentina aggira la difficoltà di acquisire dollari attraverso il trading di titoli quotati su due piazze: Buenos Aires e una qualsiasi altra piazza nordamericana.
Indice Merval: +166,8% in un anno
L'Argentina mostra un'eccellente performance di Borsa: l'indice Merval, da inizio 2014, è cresciuto del 125,79% e addirittura del 166,8% se il confronto avviene rispetto a un anno fa, l'ottobre del 2013, nonostante il crollo dell’altro giorno legato alle dimissioni del governatore della Banca centrale.
Eppure il Paese vive un'evidente stagnazione economica, il Pil 2014 salirà di pochissimo, lo 0,2% secondo le previsioni di Cepal, la Commissione economica per l'America Latina. Non solo: l'inflazione è al 40% e, a fine luglio, il Paese sudamericano guidato da Cristina Fernandez de Kirchner è entrato in default tecnico. Gli investitori sono sfiduciati.
Qual è la spiegazione allora?
Caccia ai dollari
Il boom azionario non è una dimostrazione di una straordinaria fiducia degli investitori per le aziende quotate, ma la conseguenza di una tecnica per procurarsi dollari: vengono acquistate azioni alla borsa di Buenos Aires (di un titolo quotato anche negli Stati Uniti) utilizzando pesos, cioè la moneta locale argentina. L'obiettivo è quello di fare incetta di titoli di aziende quotate in Argentina e cross-listed su altri listini, in particolare negli Stati Uniti, dove i titoli possono essere rivenduti in dollari. Che poi rientrano in Argentina.
Acquistando un titolo cross-listed , in pesos, alla Borsa di Buenos Aires, lo si può rivendere, ( ma non subito) a New York, ottenendo così dollari, il cui acquisto è contingentato in Argentina. Ecco come banche, assicurazioni e fondi speculativi possono utilizzare la Borsa per ottenere dollari per i loro clienti. Ecco perché la corsa ai titoli argentini è in realtà una corsa al dollaro.
L’accusa della Kirchner
La presidenta argentina Cristina Fernandez ha accusato il trading azionario d'essere anti-patriottico e di favorire l'esportazione di capitali. «È pura speculazione», ha tuonato. Da qui l'invito agli organi di controllo ad applicare le norme in vigore e proteggere tutti gli argentini da condotte speculative.
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