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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2014 alle ore 12:41.
L'ultima modifica è del 06 ottobre 2014 alle ore 12:51.

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L'area dell'euro potrebbe raggiungere una “modesta espansione economica nel secondo semestre”, anche se permangono rischi al ribasso, ha detto a Napoli la settimana scorsa il presidente della Bce, Mario Draghi. Il Consiglio direttivo dell’Eurotower ha mantenuto i tassi di interesse invariati ai minimi storici e ha detto che inizierà l'acquisto di covered bond e Abs (titoli garantiti da attività) per sostenere l'economia. Molti analisti però non sono convinti che queste mosse siano sufficienti.

«Le prospettive per l'economia tedesca sono al ribasso - ha dichiarato Holger Sandte, analista capo per l’Europa di Nordea a Copenhagen -. Non sono sicuro di vedereuna crescita nel terzo trimestre». In altri termini Berlino rischia la recessione, seppure solo tecnica.

L'economia tedesca ha avuto un buon inizio d'anno, ma è andata in segno negativo dello 0,2% nel secondo trimestre e alcuni economisti hanno avvertito che potrebbe contrarsi di nuovo nel terzo trimestre, spingendo il paese in una recessione tecnica, cioè due pil negativi consecutivi.

La notizia economica negativa arriva in un momento in cui la Germania affronta
la pressione montante dei partner e della Banca centrale europea a spendere di più per contribuire a forzare lo stallo in cui è caduta la crescita europea. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha detto di avere poco spazio di manovra per gli stimoli fiscali in chiave keynesiana, visto che ha promesso di raggiungere il pareggio di bilancio il prossimo anno. Ma il governo tedesco è un esecutivo di coalizione con i socialdemocratici, che invece chiedono più spesa pubblica dopo aver ottenuto l’aumento del salario minimo per favorire l’incremento dei consumi interni.

Fonti di stampa parlano della possibilità che durante il fine settimana l’Fmi tagli le sue stime per il Pil tedesco nel 2014 e nel 2015 all’1,5 per cento per ogni anno a causa della crisi in Ucraina e in Medio Oriente. Si tratta ora di vedere quando la dirigenza tedesca si deciderà a dare il via libera all’Eurotower per il QE o per allargare i cordoni della borsa a livello europeo con il via libera al presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker al piano di investimento da 300 miliardi di euro.

Molto prudente anche l’Ifo di Monaco di Baviera secondo cui la «produzione economica nell'area dell'euro dovrebbe solo aumentare moderatamente dello 0,2% nel quarto trimestre del 2014 rispetto al trimestre precedente. Tre istituti di ricerca con sede in Germania, Francia e Italia (Ifo, INSEE e ISTAT) prevedono anche un aumento di appena lo 0,2 per cento per il terzo trimestre che si è appena concluso. Le incertezze geopolitiche continuano a erodere la fiducia degli operatori economici così che la crescita per il 2014 nel suo complesso è prevista dello 0,8 per cento totale. La crescita non accelererà fino al primo trimestre del 2015, quando si prevede di salire dello 0,3 per cento rispetto al trimestre precedente». In questo quadro è difficile per Berlino continuare a dire no ai piani di investimenti europei a livello “federale” e quindi al di fuori dei parametri di Maastricht.

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