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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2014 alle ore 17:08.
L'ultima modifica è del 07 ottobre 2014 alle ore 17:09.

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WASHINGTON - La riforma del mercato del lavoro in Italia è la strada da imboccare quando si tratta delle riforme strutturali necessarie a sbloccare le prospettive dell'economia. «Mi piace il suo spirito», dice Olivier Blanchard a margine della conferenza stampa sull'outlook dell'economia globale del Fondo Monetario Internazionale, un outlook che riflette sia la ripresa americana che la debolezza invece sofferta dell'Europa.

«Il dualismo del mercato del lavoro è un serio problema - continua il capo-economista dell'Fmi - Perché crea due classi di cittadini, un esito chiaramente indesiderabile. Mi sembra che un contratto unico sia la via da seguire».

Blanchard, nella conferenza stampa, ha dipinto un quadro ancora ricco di sfide per tutta l'economia internazionale. «La ripresa continua ma è debole». Tanto più, sottolinea, se si considera che le revisioni al ribasso delle percentuali, se appaiono piccole «partivano già da dati bassi». In questa debolezza ci sono però Paesi «che hanno quasi recuperato» e altri che invece «ancora faticano». All'opera ci sono due forze con cui fare i conti: l'eredità della crisi finanziaria, del debito e della disoccupazione. E per il futuro la sfida presentata da un potenziale di crescita che appare più basso rispetto al passato e che condiziona anche negativamente le scelte attuali, di spesa e di investimento.

La zona Eero «è quasi ferma», ha detto Blanchard, con indebolimenti anche nei paesi chiave. Questo e' anche uno dei tre grandi rischi per l'intera economia globale, ce comprendono anche una «possibile eccessiva compiacenza dei mercati finanziari» e le tensioni geopolitiche», dall'Ucraina al Medio Oriente. Una svolta negativa nella ripresa europea è la terza grande incognita: non fa parte dello scenario più probabile, ma è presente con lo spettro di una caduta della domanda e di deflazione.

I rischi hanno implicazioni di “policy”. Per le economie avanzate serve affrontare del tutto l'eredita' della crisi passata, quali l'indebitamento delle famiglie, attraverso politiche accomodanti e bassi tassi di interesse. E una politica fiscale che deve vedere come «giustificati investimenti infrastrutturali». Se si materializza una paralisi, inoltre, occorre essere pronti a fare di più. E serve anche rispondere al problema de potenziale di crescita per il futuro, che potrebbe essere inferiore a quello del decennio scorso. Per questo occorrono anche “specifiche riforme strutturali, identificate paese per paese”, spiega Blanchard offrendo un criterio generale che quando calato in Italia gli ha fatto evidenziare la riforma del lavoro.

“La sfida per i policy maker e' quella di ristabilire fiducia” ha sostenuto. Sulla Bce ha detto che il programma di acquisto titoli garantiti da asset «può fare la differenza» e che, in Europa, il «caso a favore di piani di investimenti infrastrutturali è molto forte».

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