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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2014 alle ore 10:23.
L'ultima modifica è del 07 ottobre 2014 alle ore 15:58.

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(Afp)(Afp)

«Le acquisizioni cinesi negli Stati Uniti sono vicine al record», scriveva il Financial Times. Ieri, dopo la cessione dell'hotel Waldorf Astoria di New York alla compagnia assicurativa di Pechino Anbang Insurance Group? No: due anni fa. Quando lo shopping delle aziende cinesi negli Stati Uniti viaggiava alla metà dei ritmi registrati nei primi trimestri del 2014 e non includeva nel suo elenco gioielli dell'art dèco o grattacieli che hanno fatto la storia di Manhattan. Negli ultimi 14 anni, secondo l'agenzia di consulenza Rhodium Group, gli investimenti privati dalla Cina hanno messo insieme 869 acquisizioni e quasi 39,8 miliardi di dollari in tutti i settori dell'industria americana. A partire proprio da Manhattan, primo sbarco di una “fame di acquisti” che si allarga dai set cinematografici di Hollywood ai servizi finanziari, dai colossi in disarmo come Motorola alle start up sfornate dalla Silicon Valley a sud di San Francisco.

Il real estate non è il solo settore di traino, ma l'ascesa di grossi accordi immobiliari a New York descrive meglio di altri il fermento di gruppi che volano – metaforicamente e non – da Pechino al mercato Usa. Gli investitori cinesi hanno sborsato 2,6 miliardi di dollari in acquisti nel real estate di New York solo nel 2013, alzando l'asticella ai 2,7 miliardi già raggiunti nel 2014 grazie all'investimento annunciato ieri. Se non bastassero i numeri, parla la tabella di marcia registrata solo negli ultimi due anni. Nell'ordine: a giugno 2013 una cordata guidata dall'imprenditrice Zhang Xin si aggiudica per 1,36 miliardi di dollari il 40% del General Motors Building, la torre che si affaccia sulla 59esima strada di Manhattan e non era mai uscita da mani americane dagli anni '60 ad oggi. A ottobre 2013 la Fosun International, il più grosso conglomerato della Repubblica Popolare Cinese, ingloba per 725 milioni di dollari l'americanissimo palazzo d'uffici One Chase Manhattan Plaza. Sempre a ottobre dell'anno scorso la Greenland Holding di Shangai fa suo il 70% degli interessi sul progetto da 4 miliardi di dollari per un'area fabbricabile a Brooklyn, la Atlantic Yards. E al di là di valore simbolico, ospiti illustri e “entusiasmi” della dirigenza per le prospettive di innovazione del Waldorf, l'affare tra Hilton Worlwide e Anbang resta la cessione più costosa mai concordata per un hotel: 1,95 miliardi. Quasi 500 milioni di dollari in più degli 1,4 miliardi messi in campo dalla già citata Zhang Xin.

Se ci si sposta sulla costa ovest, in California, il terreno più fertile diventa la fucina del tech della Silicon Valley. L'esempio del caso è l'allargamento sul mercato statunitense di Lenovo, il gigante dei personal computer di Pechino. Il gruppo ha finalizzato lo scorso gennaio l'acquisto di Motorola, ceduta da Google per 2,91 miliardi di dollari. Un tentativo di guadagnare strada nel business della telefonia mobile che rientra nel quadro, ben più ampio, delle acqusizioni It effettuate da sigle private dell'industria cinese. Gli investimenti stimati da Rhodium Group parlano di 143 “deal” per un valore di 4,25 miliardi di dollari negli ultimi 14 anni, con un 1,5 miliardi in arrivo dalla sola cost ovest.

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