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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2014 alle ore 06:37.

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ROMA
Pronti a rilanciare sull'Italia, ma a patto di regole certe e politiche pro innovazione. Joe Jimenez, Ceo della multinazionale Novartis, è tra i manager del settore farmaceutico che hanno incontrato ieri il premier Matteo Renzi per valutare investimenti e impegni per l'occupazione nel nostro Paese. Le parole di Jimenez, in questa intervista concessa al Sole 24 Ore, sono l'immagine fedele di quello che in modo sempre più evidente è una sfida per il governo Renzi: creare lavoro attraendo capitali stranieri richiede un lavoro paziente fatto di ascolto, dialogo, risposte da fornire a chi deve essere convinto a scegliere l'Italia. «Con il premier – spiega Jimenez – abbiamo avuto un incontro molto promettente. È stato positivo vedere il suo entusiasmo nel promuovere l'economia in Italia. C'è stato uno scambio di idee su come incrementare la produzione, le esportazioni dall'Italia e l'occupazione dell'intero settore facendone un hub europeo».
Mr Jimenez, siete presenti in Italia da molti anni e da qui esportate in giro per il mondo. Questo significa che siamo un Paese ideale per investire?
Devo dire che finora l'Italia è stato un luogo interessante per investire perché dispone di una forza lavoro altamente qualificata per l'innovazione nel campo farmaceutico. Ma ci sono una serie di elementi, di cui abbiamo parlato con il vostro primo ministro, che potrebbero rendere per noi l'Italia più attraente. Abbiamo esposto a Renzi l'intenzione di scegliere il nostro stabilimento in provincia di Napoli (Torre Annunziata) per la produzione del nuovo farmaco per l'insufficienza cardiaca attualmente in fase di valutazione a livello internazionale. Si tratterebbe di incrementare produzione e occupazione. Ma per andare avanti abbiamo bisogno di un contesto migliore, sia per la certezza delle regole sia per l'aspetto fiscale.
Condizioni per investire ancora? Di che tipo?
In Italia abbiamo investito negli ultimi anni circa 1 miliardo di euro e vogliamo aumentare l'entità di questo impegno. In particolare, investiremo circa 200 milioni nei prossimi due anni in sperimentazioni cliniche. Ma l'Italia deve sapere che rischia di accumulare un gap con altri Paesi, come la Francia ad esempio, che incentivano l'innovazione con un tax credit molto interessante. E questo è stato un tema affrontato nell'incontro con Renzi, così come quello delle regole.
Che cosa contestate al governo?
Chiediamo semplicemente certezza. Ci sono due elementi da considerare. Il primo è la prevedibilità della spesa sanitaria: tutte le regioni hanno tempistiche molto diverse nel rimborso dei farmaci e questo in taluni casi determina tempi troppo lunghi per la commercializzazione. Occorrerebbe dunque aumentare la velocità dei rimborsi. In secondo luogo è necessario applicare in modo più stringente il contesto regolamentare Ue. Mi riferisco a quanto deciso dal vostro governo con il decreto legge del marzo 2014 in materia di farmaci da utilizzare "off label": comprendiamo la necessità di risparmiare, ma questo deve avvenire senza vanificare gli sforzi di chi ha investito nella ricerca di farmaci con licenza.

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