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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2014 alle ore 20:29.

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Gregorio De Falco (LaPresse)Gregorio De Falco (LaPresse)

«Il provvedimento di avvicendamento lo ritengo un atto che assume connotazioni di vessazione, pesante vessazione e demansionamento. tanto da essere pronto a lasciare». Lo ha affermato il capitano di fregata Gregorio de Falco, durante l'audizione in commissione Lavori pubblici e trasporti in senato in merito al suo avvicendamento dopo il naufragio della Concordia. De Falco fu protagonista della notte della Concordia quando intimò a Schettino di tornare a bordo. Secondo De Falco il provvdimento di trasferimento che lo riguarda è «un demansionamento, non di una sostituzione o avvicendamento». Il presidente della Commissione Altero Matteoli ha ringraziato il capitano chiedendogli di «non dimettersi, di non togliere la divisa e di continuare a lavorare» e augurandogli di andare avanti con la carriera. Il provvedimento di trasferimento che lo riguarda ha dei «motivi» che «non conosco - ha detto De Falco - e che non mi era stato anticipato. Questo mi pone in una condizione lavorativa in cui il mio apporto viene meno. Quello studio è la segreteria dell'ammiraglio».

Quello della Concordia fu un soccorso difficilissimo
«Quello della Concordia è stato un soccorso difficilissimo, mai affrontato prima, ma noi siamo stati pronti ed efficienti. La Pubblica amministrazione ha dimostrato di essere capace ed efficace», ha dichiarato Gregorio Del Falco. «Sono stato protagonista mio malgrado di una sovraesposizione mediatica dalla quale ho cercato di sottrarmi, invano - ha aggiunto De Falco - e durante il soccorso ho ricevuto plateali manifestazioni di disapprovazione da parte del mio superiore».

De Falco: ringrazio di avermi ascoltato
«Ringrazio per avermi ascoltato. E' un momento in cui sento le istituzioni vicine anche come cittadino», ha affermato il capitano di Fregata Gregorio De Falco a conclusione dell'audizione in commissione.

Angrisano: rammaricato che De Falco non si sia rivolto ai suoi superiori
«Sono dispiaciuto, rammaricato che il capitano De Falco non si sia mai rivolto a noi, ai suoi superiori, se riteneva di essere stato vittima di un'ingiustizia. Avrebbe dovuto rivolgersi a noi e non agli organi di informazione. Rispetto la sua volontà, ma ribadisco che se aveva delle doglianze avrebbe dovuto presentarle a noi», ha affermato l'ammiraglio ispettore capo, Felicio Angrisano, comandante generale del corpo delle Capitanerie di porto, durante l'audizione in commissione Lavori pubblici in merito al cambio di incarico assegnato al capitano di fregata Gregorio De Falco, all'indomani del naufragio della Concordia al largo dell'isola del Giglio. «L'amministrazione - ha sottolineato - non può essere prigioniera della notorietà di un singolo o dalla deprecabile personalizzazione dei compiti».

De Falco sempre accontentato
«Ogni anno - ha spiegato Angrisano - il personale redige delle schede di aspirazione che il comando valuta. De Falco manifesta e rafforza di anno in anno di permanere nella sede di Livorno anteponendo tale desiderio ad ogni altra aspirazione. E così è da 14 anni». De Falco, racconta l'ammiraglio Angrisano, manifestò l'interesse di diventare Capo ufficio studi a Livorno, «proprio l'incarico oggi assegnato», al quale viene aggiunto anche il ruolo di «portavoce con i media e consigliere dell'ammiraglio di Livorno». Insomma, le «doglianze di De Falco» non hanno motivo di esistere, secondo Angrisano, perché «siamo di fronte alle ordinarie e fisiologiche dinamiche del corpo».

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