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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2014 alle ore 15:57.
L'ultima modifica è del 10 ottobre 2014 alle ore 17:19.

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E il vaccino?
È in sperimentazione il vaccino della multinazionale GlaxoSmithKline, a cui Okairos aveva ceduto la proprietà del prodotto, ma è ancora nella prima fase di sperimentazione sull'uomo e solo alla fine del primo trimestre 2015 si potrà pensare a una seconda fase. I tempi di sviluppo per un vaccino sono come quelli di un farmaco, ci vogliono dai 10 ai 12 anni, troppo per contrastare un'epidemia in rapida espansione come l'ebola.
Da qui l'appello alle Nazioni Unite della presidente internazionale di Medici senza frontiere Joanne Liu: «Gli attuali modelli di sviluppo dei vaccini non funzioneranno. Occorrono incentivi per la sperimentazione e la produzione, insieme a un partenariato di ricerca e dati open source».

Quali sono le misure preventive?
Le misure protettive prevedono l'isolamento dei pazienti infetti e tute protettive che impediscono un normale contatto tra medico e paziente.

Qual è il rischio che il virus si diffonda in Europa o in altri paesi sviluppati?
«Casi sporadici di Ebola in Europa sono inevitabili, visti i viaggi verso i Paesi colpiti, ma il rischio di diffusione del virus è evitabile ed estremamente basso», ha detto Zsuzsanna Jakab, direttore dell'Oms Europa, che in una nota rassicura sul pericolo Ebola nel Vecchio continente dopo il caso spagnolo.
La malattia si manifesta con gravi sintomi che obbligano il malato a letto e ne impediscono gli spostamenti. L'ipotesi che l'infezione possa giungere via mare con persone che, partite dalle zone coinvolte nell'epidemia, abbiano attraversato il Nord Africa in un viaggio che generalmente dura mesi, è priva di fondamento.

E in Italia?
L'Italia non ha voli diretti da e per i Paesi finora colpiti - Sierra Leone, Guinea e Liberia -, quindi i rischi di diffusione sono teoricamente inferiori anche rispetto ad altri Paesi europei che storicamente hanno rapporti più stretti con questi territori, riferisce Gianni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell'Iss . Come per le altre patologie virali trasmissibili è in ogni caso importante mettere in atto le misure di prevenzione quando c'è il sospetto che si possa verificare un caso di Ebola.

Quali sono le procedure adottate dalle compagnie aeree?
Le compagnie aeree si sono finora attenute alle linee guida generali emanate dal Cdc americane e l'Organizzazione Mondiale della Sanità. I passeggeri in partenza dai Paesi dell'Africa Occidentale più colpiti devono compilare un questionario relativo alla salute e vengono sottoposti a una valutazione visiva e a un controllo della temperatura con un termometro digitale (senza contatto diretto).

È possibile contrarre l' Ebola se si viaggia in aereo?
È possibile ma non probabile. La malattia si diffonde attraverso il contatto diretto con i fluidi corporei - sangue, vomito, urine, diarrea - di una persona contagiosa, che in genere non ha la forza di affrontare un volo aereo.

Però un uomo liberiano infettato da Ebola è riuscito a volare da Monrovia a Dallas sollevando dubbi sul fatto che sia possibile trasmettere il virus in uno spazio ristretto come una cabina aerea…
I funzionari liberiani dicono che l'uomo ha superato il processo di screening in Monrovia, perché ha mentito al questionario, sostenendo che non era stato in contatto con nessuno malato di Ebola, quando in realtà aveva aiutato a trasportare una donna incinta infetta in ospedale. Il fatto che Duncan, questo il suo nome, abbia potuto prendere tre voli fino alla destinazione finale negli Stati Uniti ha costretto le autorità a perfezionare le procedure di viaggio di routine. E negli Usa stanno lavorando all'ipotesi di protocolli aggiuntivi a quelli standard.

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