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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2014 alle ore 09:30.
L'ultima modifica è del 09 ottobre 2014 alle ore 10:45.

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Poletti: nel decreto delegato si cambierà l’articolo 18
Con la delega sul lavoro «vogliamo semplicità e certezza» ha detto Poletti prima che la seduta fosse sospesa, sottolineando anche che l'incertezza è «veleno che uccide gli investimenti» e che è indispensabile che il Paese sia «amico delle imprese». Il ministro ha assicurato che «è centrale e prioritaria tutta la delega del lavoro, non solo l'articolo 18», che «non è una sorta di Alfa e Omega della nostra riflessione». Nel discorso che non ha potuto leggere, il ministro chiarisce che «nella predisposizione del decreto delegato relativo al contratto a tutele crescenti, e quindi per le nuove assunzioni, il Governo intende modificare il regime del reintegro così come previsto dall’articolo 18, modificato dalla legge 92/2012, eliminandolo per i licenziamenti economici e sostituendolo con un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità». Allo stesso tempo «sarà prevista la possibilità del reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare particolarmente gravi, previa qualificazione specifica della fattispecie. Per le situazioni diverse sarà previsto un indennizzo economico definito e certo».

Contratti al riordino, via i co.co.pro
La «scelta fondamentale per ridurre la precarietà per i lavoratori e dare certezza alle imprese - si legge nel testo del ministro del Lavoro - è un drastico riordino delle tipologie contrattuali con l'abolizione delle forme più permeabili agli abusi e più precarizzanti, come i contratti di collaborazione a progetto». Poletti auspica inoltre un cambio di passo nella relazione tra lavoro e imprese: «Non può essere più interpretata dal binomio novecentesco conflitto-contratto. Oggi il lavoro è diverso, dobbiamo cambiare i contratti e abbiamo bisogno di collaborazione, di cooperazione e corresponsabilità». E sul contratto a tutele crescenti afferma: «Il nostro obiettivo è avere un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti che costi meno, e che sia più attrattivo e contenga meno incertezze e, quindi, incentivi l'imprenditore a investire di più, ad assumere di più e a non utilizzare altre tipologie contrattuali meno tutelanti».

«Terremo conto delle posizioni espresse»
Il ministro ammette che sul tema dell'articolo 18, e della reintegra, «non c'è piena condivisione tra tutti, anche nella maggioranza, nel partito democratico». Ma, aggiunge, «non credo che queste diversità, apertamente affermate e discusse, possano portare a mettere in discussione un passaggio così importante ed essenziale». Il Governo, nella stesura dei decreti attuativi, «saprà tenere nella giusta considerazione il lavoro fatto e le posizioni espresse». Ciò di cui il Paese ha bisogno adesso è un «grande ripensamento»: «Vale per la politica, vale per il Governo, vale anche per imprenditori e sindacati!». Perché «l'Italia ci chiede il coraggio di cambiare».

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