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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 08 ottobre 2014 alle ore 06:55.

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ROMA
Il primo faccia a faccia con il premier di poco più di un'ora non ha cambiato le posizioni dei sindacati, divisi tra la Cgil che boccia l'operato del governo e conferma la manifestazione del 25 ottobre, mentre la Cisl valuta positivamente l'avvio del dialogo. La Uil sospende il giudizio: «Vedremo se siamo all'inizio di un cambiamento o se è solo un fatto simbolico».
Questo il ventaglio di posizioni è emerso ieri mattina alla conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi. Per la leader della Cgil, Susanna Camusso, nulla è cambiato: «Il governo intende procedere sui temi del lavoro senza alcun confronto con il sindacato – ha detto –. Non abbiamo avuto alcuna risposta sui temi da noi sollevati, continuiamo con le nostre iniziative, senza sentirci messi all'angolo». Del Jobs act la Cgil boccia la modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e la revisione delle norme sulle mansioni, lamentando la mancata cancellazione delle forme precarie, ma le critiche si estendono anche all'anticipazione del Tfr in busta paga proposta da Renzi. «È salario differito dei lavoratori diversamente erogato e non un bonus – ha puntualizzato Camusso –. Va salvaguardata la previdenza complementare e non deve esserci alcun aumento dell'imposizione fiscale rispetto agli altri usi della liquidazione». Analoghe perplessità arrivano da Cisl e Uil.
Mentre di «svolta» nelle relazioni tra Governo e parti sociali ha parlato Annamaria Furlan (che oggi prenderà il posto di Raffaele Bonanni alla guida della Cisl), riferendosi ai nuovi incontri fissati con il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan (il 27 ottobre sulla legge di stabilità) e con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti (sui decreti delegati del Jobs act): «Finalmente si apre uno spiraglio, la vera questione ora è come ridiamo la speranza – ha detto –. Non mi chiedo tanto il perché di questo spiraglio, meno male che è iniziato un nuovo percorso. Vogliamo dare il nostro contributo». La legge sulla rappresentanza - che ha il consenso della Cgil – non piace a Cisl e Uil. «È inopportuna, abbiamo fatto accordi importanti con Confindustria da applicare – ha continuato Furlan –. Renzi segue un'impostazione corretta, quando dice che punta all'interlocuzione con il sindacato». Giudizio negativo anche sulla proposta del salario minimo: «Non ne abbiamo bisogno – ha aggiunto Furlan –, l'85% dei lavoratori è coperto dai contratti nazionali. Piuttosto va coperto quel 15% di lavoratori privi di copertura contrattuale». La Cisl condivide un'altra priorità indicata da Renzi, il potenziamento della contrattazione di secondo livello: «È centrale per far ripartire la produttività, il governo deve detassare il salario di produttività per renderlo più appetibile e pesante nelle buste paga».
Più cautela dalla Uil. «L'incontro ha una valenza più politica che sostanziale – è il commento di Luigi Angeletti –. Vedremo se siamo all'inizio di cambiamenti solo simbolici, che per i politici hanno una grande importanza ma per i sindacalisti no. Se sostanza ci sarà, lo vedremo nel concreto solo nelle leggi che il governo vuole approvare». Nel merito, il numero uno della Uil sottolinea che «si è discusso dei titoli della delega lavoro, di fisco e riduzione delle imprese pubbliche», ma «se vogliamo una svolta vera bisogna attuare tante promesse: una spending review con criteri decenti e una riforma fiscale».
Quanto all'Ugl, per il numero uno, Geremia Mancini, è «positivo che il premier abbia voluto avviare, sebbene non tempestivamente, una stagione di confronto». Contro le modifiche all'articolo 18 l'Ugl manifesta il 25 ottobre.
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