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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2014 alle ore 14:01.

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Fanno più fatica a trovare un impiego e, quando lo trovano, sono spesso pagate meno degli uomini. In molti casi si devono accontentare di ricoprire ruoli meno rilevanti e di condizioni contrattuali peggiori. Per le laureate italiane, insomma, la parità sembra essere un obiettivo ancora lontano. Basti pensare che il 42% degli uomini laureati, quattro anni dopo il diploma, guadagna tra i 1250 e i 1750 euro, obiettivo centrato soltanto dal 28% delle donne. E dopo lo stesso lasso di tempo, il 20% dei maschi è ancora disoccupato mentre, per quanto riguarda il campione femminile, il dato sale al 26 per cento.

È quanto emerge dal III Rapporto Bachelor “Giovani laureati in cammino tra università e carriera”, che analizza aspirazioni, percezioni e offre una radiografia della situazione occupazionale, retributiva e contrattuale, a partire da un campione di 1000 laureati italiani a distanza di 4 anni dal conseguimento del diploma universitario.

Retribuzione
Pochi anni dalla laurea bastano a scavare un solco tra uomini e donne. Le laureate che guadagnano meno di 500 euro al mese sono, infatti, il 17% contro il 7% dei laureati. E se il 27% dei maschi può contare su di uno stipendio tra i 1250 e i 1500 euro, soltanto il 18% delle donne ha raggiunto questo traguardo. Un divario che si ripete anche per le retribuzioni più alte, visto che il 16% degli uomini guadagna tra i 1500 e i 1750 euro contro il 10% del campione femminile. E così via fino a quel 4,3% di laureati, contrapposto allo 0,3% di laureate, che si porta a casa oltre 3000 euro al mese.

Una differenza che si nota anche a parità di ruolo. La retribuzione di un impiegato esecutivo è, infatti, fissata tra i 1250 e i 1500 euro nel 32% dei casi per gli uomini nel 20% dei casi per le donne. Quando, invece, si arriva a svolgere funzioni di quadro, il 21% delle laureate percepisce uno stipendio che supera i 2000 euro, cosa che ai colleghi maschi accade nel 37% delle occasioni.

Occupazione e contratti
Gli occupati tra i laureati raggiungono quasi l'80% mentre, tra le donne, il dato non arriva al 74 pr cento. Una situazione meno polarizzata al Nord dove la disoccupazione maschile si ferma al 12% e quella femminile al 13%, più marcata al Sud (con il 42% degli uomini contro il 50% delle donne senza lavoro) e soprattutto al Centro, dove al 13 % di laureati senza impiego corrisponde un 29% di laureate.
Tra coloro che sono occupati, invece, il 50% degli uomini ha un contratto a tempo indeterminato mentre, tra le donne, la percentuale cala fino al 27 per cento. Una disparità che si ritrova anche guardando a quella minoranza che, in pochi anni, ha raggiunto il livello di quadro. Traguardo, non a caso, centrato dall'11% dei maschi e soltanto dal 3% delle laureate.

Tipo di lavoro, orario, soddisfazione
Tra le donne troviamo una maggiore propensione a lavorare in proprio, con un 15% di libere professioniste rispetto all'8% riscontrato tra gli uomini mentre, come settore, le laureate sono occupate soprattutto nel terziario dove è impiegato il 52% di loro e il 35% del campione maschile.

Le intervistate, inoltre, lavorano “part-time” più spesso dei loro colleghi maschi (25% contro 7%) ma nemmeno questa è una buona notizia, visto che nell'80% dei casi non si tratta di una loro scelta. Aggiungiamo che il 79% degli uomini sente di ricoprire una mansione adeguata per un laureato rispetto al 64% delle donne e che, al 42% degli intervistati che dichiarano di svolgere una mansione davvero coerente con gli studi intrapresi, corrisponde il 35% del campione femminile.

Non c'è da stupirsi, allora, che le donne siano decisamente meno contente della situazione contrattuale rispetto ai loro colleghi. Così se il 20% degli uomini si dichiara molto soddisfatto e il 50% abbastanza soddisfatto del contratto, tra le donne le percentuali scendono rispettivamente all11% e al 39 per cento.

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