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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2014 alle ore 18:04.
L'ultima modifica è del 09 ottobre 2014 alle ore 18:08.

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Il cardinale prefetto George Pell durante la conferenza stampa a Roma (Ansa)Il cardinale prefetto George Pell durante la conferenza stampa a Roma (Ansa)

Sale la temperatura del confronto al Sinodo sulla famiglia, sulla questione della comunione ai divorziati risposati. Al quarto giorno di lavori le due linee già ampiamente emerse nelle scorse settimane, che semplificando possono essere definite degli innovatori e dei tradizionalisti (anche se si tratta di posizioni molto più complesse) si sono confrontate a viso aperto nella grande aula adiacente la Sala Nervi, presente il Papa che non ha mai preso la parola.

A rendere esplicito l'andamento dei lavori – che tra ieri e oggi ha visto intervenire i ‘big' di entrambi i blocchi, tra cui i cardinali Muller, Burke, Pell e Dolan per i “conservatori” e Kasper e Coccopalmerio, tra gli altri, per i “progressisti” – è stato il direttore della sala stampa padre Federico Lombardi: «C'è una linea che parla con molta decisione dell'annuncio del Vangelo del matrimonio che esige di affermare che, se c'è un legame valido esistente, non è possibile l'ammissione ai sacramenti dei divorziati risposati, quindi nel rispetto della dottrina per fedeltà alla parola del Signore», ha detto in conferenza stampa. «E la linea - ha proseguito - che, non negando in alcun modo l'indissolubilità del matrimonio com'è nella proposta di Gesù, però vuole vedere, nella chiave della misericordia, le situazioni vissute e fare un discernimento su come affrontarle nelle varie situazioni che sono a volte molto specifiche».

Quindi in questo caso si tratterebbe di vedere - ha spiegato ancora Lombardi - se senza negare la dottrina fondamentale, «si può venire incontro alla misericordia, in un approccio pastorale sulle varie situazioni che si vogliono affrontare». Questo, secondo il portavoce vaticano, lo schema fondamentale su cui si muovono i diversi interventi. In ogni caso il dibattito è decisamente molto animato (e non privo di scontri, come emerge da alcune indiscrezioni): «C'è un crescendo di passione dell'assemblea, con interventi molto intensi e molto vissuti», ha aggiunto.

Sulla questione dei divorziati quindi «c'è stato uno spazio molto ampio di consenso su tutta una serie di approcci a questa problematica - ha spiegato padre Lombardi - tra cui la verifica e la semplificazione dei procedimenti che riguardano la tematica della validità e della nullità matrimoniale, la semplificazione del processo, come questo può avvenire». Una proposta concreta «è perché gli uffici diocesani che affrontino la tematica sotto la supervisione del vescovo». Quindi si tratta di «affrontare la questione con verità e giustizia per non arrivare a un divorzio cattolico e riconoscere la sostanza dei processi in una pastorale del bene per le persone».
Ma chi prevale tra le due linee? Chi è in maggioranza? “Non si fa la conta” ha risposto Lombardi, non è possibile in questa fase dire che c'è un orientamento nettamente prevalente. Tantissimi interventi sulla posizione pastorale nella linea della misericordia - ha detto ancora il portavoce vaticano - sono stati molto graditi. Ma anche le persone che parlano per tutelare la verità della dottrina sono tutt'altro che prive di passione. Non si può fare una divisione tra 'freddi' e 'caldi'. Ci sarà un buon cammino, vedremo poi la relazione finale”. Alla fine dei lavori verrà redatto un messaggio e la relazione finale, su cui l'assemblea voterà, ma non sarà una mozione di maggioranza: conterrà tutte le indicazioni emerse e servirà da base per il Sinodo ordinario del 2015. In ogni caso – se anche prevalesse in futuro un'apertura ai divorziati, non ci sarà mai una «regola generale» che autorizzi la comunione ma l'indicazione di precise condizioni relative «situazioni di anomalia» per le quali sarebbe giusto ammettere alla comunione il divorziato che si è risposato. La spiegazione arriva dal cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, che si è espresso per la linea di apertura alla comunione per i divorziati risposati. Ma a precise condizioni. «Dobbiamo adottare l'ermeneutica del Papa, salvando la dottrina senza dimenticare la sofferenza della gente». Partendo da questa premessa «non sarà mai una regola generale la comunione ai divorziati risposati ma se si tratta di casi precisi, laddove non è possibile lasciare una situazione di anomalia, è giusto non escludere dalla comunione. E se il Sinodo comincia a rifletterci, otterrà grandi risultati». Il punto, sul tema, insiste Coccoplamerio, è «dare risposte a persone che si trovano in condizioni di gravità e urgenza».
Inoltre sono emerse indicazioni precise per favorire la velocizzazione del processo di nullità matrimoniale. Nel dettaglio, tra i Padri sinodali c'è chi ha suggerito di «eliminare la doppia sentenza conforme», chi ha evidenziato la necessità di «non esigere il giudice collegiale, ammettendone uno solo». Terzo suggerimento, l'attivazione della procedura amministrativa. «Se siamo in presenza di un matrimonio nullo ma non abbiamo prove nè documentali, nè testimoniali - ha spiegato - se i teste sono credibili, il vescovo diocesano può dichiarare che le nozze sono nulle. Il punto è adottare procedure che velocizzino il processo di nullità senza nascondere come stanno le cose». Il cardinale Coccopalmerio è tra i componenti della Commissione nominata dal Papa proprio per eliminare le farraginosità del processo di nullità matrimoniale. «La Commissione - ha ricordato - si è già riunita e farà tesoro dei dati che engono raccolti dal Sinodo. I risultati saranno utili anche per la sessione del Sinodo del 2015».

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