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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2014 alle ore 06:38.

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Prosciolti perché il fatto non sussiste. Giuseppe Orsi e Bruno Spagnolini, imputati a Busto Arsizio per corruzione internazionale e false fatturazioni, sono stati assolti dal Tribunale bustocco, presieduto da Luisa Bovitutti e con la formula più ampia, dall'accusa più grave, e condannati a due anni (sospesi) per la seconda accusa. Il pm Eugenio Fusco aveva chiesto la condanna a sei anni di reclusione Orsi e a cinque per Spagnolini. Orsi, ex amministratore delegato e presidente di Finmeccanica (e prima ancora Ceo di Agusta Westland) e Spagnolini (che lo sostituì ad Agusta) erano accusati di essere gli artefici di una manovra corruttiva finalizzata all'aggiudicazione di una maxicommessa di 12 elicotteri Agusta Westland modello AW101 Vvip, acquistati dal governo di Nuova Dehli nel 2008.
Un affare da 556 milioni di euro sul quale – nella tesi dell'accusa – si sarebbero costituiti fondi neri per 51 milioni di euro, parte dei quali sarebbero stati utilizzati per "oliare" alcuni funzionari indiani e consentire agli italobritannici di aggiudicarsi l'asta. Tra questi l'ex capo di Stato maggiore dell'aeronautica indiana Shashi Tyagi, sul quale tuttora pende, in India, un'accusa di corruzione.
Orsi e Spagnolini il 12 febbraio 2013 erano stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere (il primo) e ai domiciliari (il secondo) firmata dal Gip di Busto Luca Labianca. Il tribunale ieri ha ritenuto, invece, che sull'episodio non vi sia stata alcuna corruzione: le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni. L'inchiesta era nata a Napoli nel 2011, era stata iniziata dai pm John Henry Woodcock e Vincenzo Piscitelli, e si basava, oltre che sulle indagini delegate al Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, anche sulle dichiarazioni di Lorenzo Borgogni, ex capo delle relazioni esterne di Finmeccanica, uomo di Pier Francesco Guarguaglini (predecessore di Orsi alla guida del gruppo) e silurato dallo stesso Orsi. In particolare, in un interrogatorio di Borgogni del 15 novembre 2011, l'ex portavoce del gruppo fece ai magistrati i nomi di due intermediari, Cristian Mitchell e Guido Haschke, grazie ai quali una tangente inizialmente quantificata in 41 milioni (poi salita a 51) sarebbe transitata attraverso due società: la Ibs Tunisia e la Ibs India. Il tribunale bustocco, benché abbia accertato le emissioni di fatture false, non ha rinvenuto traccia documentale dei passaggi di denaro finalizzati alla corruzione. L'assoluzione segue di tre mesi due importanti decisioni dell'accusa: quella di archiviare lo stralcio dell'inchiesta che ipotizzava un illecito finanziamento alla Lega Nord, e quella di archiviare la posizione di Finmeccanica, inizialmente coinvolta nella vicenda per la legge 231 del 2001. A tale proposito in serata è giunta la dichiarazione di Mauro Moretti, attuale ceo di Finmeccanica. «La sentenza di oggi - ha affermato – ci permette di riaprire quel dialogo anche con le istituzioni indiane. Dialogo che si era interrotto a causa delle note vicende legate alla fornitura dei 12 elicotteri».
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