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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2014 alle ore 06:38.

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WASHINGTON. Dal nostro inviato
I kit sanitari, con informazioni e termometri usa e getta, sono una presenza discreta, a un tavolo a disposizione di chi volesse. Ma l'allarme lanciato ieri dai vertici della Banca Mondiale e del Fondo Monetario sulla minaccia dell'Ebola - tragedia umana e potenziale disastro economico - è forte e chiede interventi urgenti. Che cominciano ad arrivare dopo i ritardi denunciati dai Paesi africani più colpiti: con Fmi e World Bank, anche Stati Uniti e Unione Europea, Gran Bretagna, Norvegia e Danimarca hanno promesso nuovi aiuti.
Assieme al segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, il managing director del Fondo Christine Lagarde e il presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim hanno convocato un incontro d'emergenza con la partecipazione, in teleconferenza, dei leader delle tre nazioni dell'Africa Occidentale epicentro del dramma, Guinea, Liberia e Sierra Leone. «La crisi può avere un impatto enorme - ha detto Kim - se non verrà fermata all'origine». Ha annunciato che «la disponibilità ora data da Stati Uniti e Ue a evacuare lo staff che sarà impegnato nella lotta alla malattia è un importante passo avanti» per facilitare l'invio di personale sul posto. Lagarde ha aggiunto che l'Fmi «è disposto a fare di più» e che i Paesi mobilitati a confrontare l'Ebola «potranno aumentare i deficit», ignorando normali regole del Fondo, per mettere in campo le necessarie risorse.
Kim ha sottolineato che la Banca ha calcolato in 32,6 miliardi di dollari il costo finanziario nei Paesi dell'area afflitta entro la fine del 2015, qualora l'epidemia non venga stroncata con interventi adeguati, da cliniche locali a sepolture sicure. Uno scenario che, ha detto Lagarde, «mette a rischio la ripresa di Paesi poveri e in via di sviluppo». E che Kim ha già definito «catastrofico» per le popolazioni locali.
Di più, ha ammesso che non esistono stime per contagi oltre la regione. Ma che l'esempio più recente, offerto dalla Sars, preoccupa: costò 46 miliardi, facendo immaginare quindi ripercussioni molto più gravi nel caso dell'Ebola. «La guerra all'Ebola sarà lunga, perché l'epidemia in Africa è la peggiore dai tempi dell'Aids, all'inizio degli anni 80», ha detto il capo dei Centri di controllo e prevenzioni delle malattie Usa, Thomas Frieden.
Lo spettro è un allargamento non solo del contagio ma della paura da Ebola, con effetti dell'80-90% più vasti del virus stesso. In Spagna sono peggiorate le condizioni di salute dell'infermiera contagiata dal virus. Negli Stati Uniti mercoledì si è avuto il primo morto fuori dall'Africa. Un cittadino britannico è morto ieri nell'ospedale di Skopje, in Macedonia, per un sospetto caso di Ebola. Mentre è rientrato l'allarme in un edificio a nord-ovest di Parigi.
Il ministro statunitense della Sanità, Sylvia Mathews Burwell, ha detto ieri che «potranno esserci nuovi casi», ma che il sistema sanitario è preparato. Cinque aeroporti americani cominceranno controlli sui passeggeri in arrivo da Paesi colpiti che dovrebbero esaminare il 94% degli ingressi.
Il presidente della World Bank ha rilanciato l'appello dell'Organizzazione mondiale della Sanità che calcola come solo in Liberia «servano 360 medici e infermieri». L'Oms, che stima ci siano state finora 3.800 vittime e 8mila malati, ha l'obiettivo di inviare 600 addetti specializzati e garantire una sepoltura sicura del 70% delle vittime e il trattamento del 70% dei pazienti entro 60 giorni. Kim ha incoraggiato tutti a intervenire senza indugi perché il «costo cresce ogni giorno che passa».
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