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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2014 alle ore 11:16.
L'ultima modifica è del 11 ottobre 2014 alle ore 10:20.

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(Afp)(Afp)

È Nobel per la Pace all’importanza dell’istruzione, al cruciale ruolo della scuola a cui devono accedere tutti i bambini a prescindere dalla religione, il paese, le possibilità economiche e contro lo sfruttamento che destina i minori al lavoro e non a banchi e libri. Con un occhio alla geopolitica (Pakistan e India, i due vicini da sempre ostili), la giuria di Oslo premia la 17enne pachistana Malala Yousafzai, la più giovane vincitrice del Nobel che proprio un anno fa, il 10 ottobre 2013, aveva vinto il premio Sakarov per la libertà di pensiero. Malala dividerà il Nobel con il sessantenne attivista indiano Kakilash Satyarthi che lotta da decenni per sottrarre i bambini indiani allo sfruttamento di chi, nel migliore dei casi, li vorrebbe manodopera.

Malala, la ragazzina che spaventa i taliban
Malala è la diciassettenne a cui i talebani hanno sparato il 9 ottobre 2012 perché rivendicava il diritto all’istruzione per sé e le sue compagne divenendo per i talebani pakistani simbolo «degli infedeli e dell'oscenità».

Motivazione della giuria: «Nonostante la sua giovane età Malala Yousafzai ha già combattuto diversi anni per il diritto delle bambine all'istruzione ed ha mostrato con l'esempio che anche bambini e giovani possono contribuire a cambiare la loro situazione. Cosa che ha fatto nelle circostanze più pericolose». Ancora: «Attraverso la sua lotta eroica è diventata una portavoce importante del diritto delle bambine all'istruzione».

A 14 anni è sopravvissuta ai proiettili dei talebani: è stata curata in Gran Bretagna dove ora vive e studia. Malala aveva iniziato a tenere già a 11 anni un blog sul sito della Bbc, dopo l’attentato ha scritto un libro e ha parlato all’Onu. Continua a studiare e coltivare la sua passione-missione, i diritti umani di chi non può scegliere soprattutto le donne di paesi come il suo o come la Nigeria, dove mesi fa i fondamentalisti di Boko Haram hanno rapito a scuola 260 bambine perché - secondo una lettura oscurantista e violenta della Sharia - le donne non devono studiare. Questo premio arriva in un momento particolare: l’avanzata dell’Isis, il gruppo fondamentalista sunnita fra Siria e Iraq, preoccupa quei musulmani moderati nel mondo che si sentono ingiustamente identificati con l’estremismo omicida del sedicente Califfato.

L’attivista contro lo sfruttamento minorile in India
Kakilash
Satyarthi, l’altra metà del Nobel, è un attivista di 60 anni che dagli anni Novanta lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile in India con la sua organizzazione Bachpan Bachao Andolan. La sua azione ha permesso di liberare almeno 80mila bambini dalla schiavitù, favorendone la reintegrazione sociale. Negli oltre 25 anni di attività a difesa dei diritti dei minori, Satyarthi ha partecipato a numerose campagne internazionali come la Marcia globale contro il lavoro minorile, attirando su di sé l'attenzione dei media di tutto il mondo.

Come presidente della Marcia, intervenne nel maggio 2004 ad un convegno organizzato da Cgil, Cisl, Uil e Mani Tese in cui disse: «basterebbero tre giorni di spesa militare mondiale, pari a 11 miliardi di dollari, per far sparire la piaga del lavoro minorile attraverso l' istruzione data ai 246 milioni di bambini lavoratori». Nel dicembre 2011 la sua organizzazione Bachpan Bachao Andolan pubblicò uno studio in cui si rivelava che in India scompaiono 11 bambini ogni ora perché vittime del vasto traffico di esseri umani esistente nel Paese. Prima del ricnoscimento di oggi, Satyarthi ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali fra cui, nel 2007, una medaglia dal Senato italiano.

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