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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2014 alle ore 08:12.

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La tendenza a rinviare al giudice la soluzione delle questioni fiscali rappresenta un elemento fortemente negativo del nostro sistema tributario. Un elemento da correggere rapidamente, nella prospettiva di rivalutare l'azione amministrativa, troppo spesso ingabbiata entro rigidi schemi normativi che mal si conciliano con la complessità delle attuali dinamiche economiche. Questo risultato si raggiunge rendendo effettivo il dialogo e il confronto tra amministrazione e contribuenti. Ma anche con un sistema qualificato ed efficiente di giustizia tributaria, come l'attuazione della delega fiscale annuncia, in parte, di poter fare.
Di fisco, giustizia tributaria ed economia si è parlato ieri a Venezia, durante una tavola rotonda organizzata nell'ambito del Congresso forense. L'incontro è stato anche l'occasione per la prima uscita pubblica di Vincenzo Busa, neo presidente di Equitalia. Busa, forte anche della lunga esperienza alla guida della direzione Affari legali e contenzioso dell'agenzia delle Entrate, ruolo che continuerà a ricoprire, ha insistito molto sul valore del confronto preventivo con il contribuente e con il professionista che lo assiste. E questa stessa volontà - dialogo e confronto - si candida a diventare anche la nuova parola d'ordine di Equitalia. «Ci sono ampi spazi, al di là della rigidità delle norme, per applicare la regola del buonsenso all'attività di riscossione, nel rispetto del legge ma con la capacità di cogliere e comprendere le difficoltà della fase attuale», ha aggiunto Busa.
Dialogo e confronto sono anche una delle carte vincenti per l'appello a un sistema più "europeo" di giustizia tributaria. «Nel 2013 - ha ricordato Fiorenzo Sirianni, direttore della giustizia tributaria al Dipartimento delle Finanze - abbiamo avuto oltre 260mila ricorsi in primo grado: la Francia si ferma a poco più di 20mila». Qualcosa, evidentemente si deve fare, nonostante i miglioramenti di cui ha parlato Mario Cavallaro, presidente dell'organo di autogoverno dei giudici tributari. I timori, espressi da Antonio Damascelli, componente del Cnf e coordinatore della commissione per le questioni tributarie, sono quelli legati al rischio che l'interesse fiscale finisca per prevalere sul diritto "giusta imposta" e a una giustizia tributaria equa.
Insomma, i problemi non mancano. Ma non manca neppure la speranza che la delega possa risolverne alcuni. «Penso che la delega - ha detto Sirianni - consentirà di riequilibrare il rapporto tra amministrazione e contribuenti. Ci sono alcuni aspetti, dalla sospensiva estesa a tutti i gradi di giudizio all'esecutività delle sentenze fino all'estensione della conciliazione anche in secondo grado, che vanno nel giusta direzione». All'ordine del giorno - ma oggetto di valutazione in sede politica - altri due capitoli: la possibilità di affidare a un collegio monocratico le liti di importo minore (oltre il 40% delle liti vale meno di 20mila euro) e il rafforzamento della mediazione.
N.T.
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