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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2014 alle ore 12:05.
L'ultima modifica è del 11 ottobre 2014 alle ore 12:06.

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Il falsario aveva appreso le tecniche nella bottegna del maestro Piero Fornasetti, uno dei
uno dei più creativi e noti designer italiani del Novecento, scomparso nel 1988. Oltre 12mila gli articoli sequestrati, tra lampade, tavolini, vassoi, quadri e stampe (per un valore complessivo approssimativamente stimato in 800 mila euro), tutti attribuiti al laboratorio di Piero Fornasetti. L’operazione dei Finanzieri del Comando Provinciale di Parma è partita dai controlli a Mercantinfiera, la mostra di Parma di modernariato, antichità e collezionismo e ha risalito l’intera filiera arrivando direttamente al laboratorio nel Milanese, dove venivano realizzati i pezzi contraffatti.

Il falsario aveva lavorato nella bottega dell’artista milanese
Non doveva essere poi così difficile, per il falsario (classe '56) riprodurre fedelmente le opere dell'artista milanese, considerato che, in gioventù, aveva appreso i rudimenti del mestiere lavorando proprio nella bottega di Fornasetti. Così ben fatte, le riproduzioni, anche perché alcuni dei timbri e delle matrici sequestrate dalle Fiamme Gialle sono con buona probabilità autentici, sottratti anni addietro dal laboratorio. Gli eredi ne avevano oramai perse le tracce.

Tratto in inganno anche il perito
Tratto in inganno anche il perito intervenuto a confermare la falsità delle opere: davanti a un lume ritenuto autentico, è stato lo stesso falsario a rivendicarne invece la paternità! Per il “falso Fornasetti” è scattata la denuncia per contraffazione e violazione della legge del '41 sul diritto d'autore. I due espositori, invece, rischiano di dover rispondere anche del più grave reato di ricettazione.

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