Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2014 alle ore 08:58.
L'ultima modifica è del 14 ottobre 2014 alle ore 12:49.
Il Brasile nelle mani di Marina Silva. La pasionaria, prima “verde”, poi “rossa”, ora vira a destra e sceglie i conservatori. Il Brasile dei miracoli e anche dell'imprevedibilità. Forse è vero, tutti noi vorremmo avere un'anima brasiliana, dice Hugo Guadalaxara, autore di “Brasile, una misteriosa saudade”.
Eppure anche lì le tattiche politiche stravolgono e distorcono le decisioni degli elettori. Marina Silva sarà l’unico metronomo capace di dettare i ritmi di questo nuovo mandato presidenziale.
Succedono cose strane, a dieci giorni dal ballottaggio per il voto del 26 ottobre. Il confronto- scontro è tra Dilma Rousseff e Aecio Neves. Lei è il presidente uscente, 66 anni, una lunga militanza nel Pt (Partito dei lavoratori), quello di Lula. Lui è un ex senatore di 54 anni, da tempo nel Psdb (Partito socialdemocratico), quello di Fernando Henrique Cardoso.
Due candidati, creati per “gemmazione” da ex presidenti, Lula e Cardoso, entrambi al potere per due mandati consecutivi.
I sondaggi prevedono un “empate tecnico”, un pareggio. Al primo turno a Rousseff è andato il 41,5% e a Neves il 33,6 per cento.
Ora Rousseff e Neves si contendono la presidenza, secondo i sondaggi, con le stesse intenzioni di voto. Sarà determinante il voto degli indecisi, ma soprattutto degli elettori di Marina Silva. A sovvertire le previsioni di una vittoria scontata della Rousseff è proprio lei, Marina, chiamata semplicemente così da tutti i brasiliani, il vero ago della bilancia, che con il suo 21% di voti potrà indirizzare i suoi elettori verso uno dei due candidati.
Ambientalista, 56 anni, ex ministro del governo Lula, una storia di riscatto sociale di straordinario valore: analfabeta fino a 16 anni, educata in un convento e poi laureata in storia. Una vita al fianco dei più deboli e soprattutto a tutela dell'Amazzonia. Eppure, pur essendo della nidiata di Lula, Silva ha sferrato un attacco a Rousseff.: proprio in dirittura d'arrivo si è schierata con Neves. La pasionaria ha scaricato, in un colpo solo, il Pt, il partito dei lavoratori e l'ex presidente Lula. Sosterrà l'establishment di Neves.
In cambio ha chiesto alcune contropartite: la Riforma agraria, le politiche ambientaliste e il prosieguo di misure sociali a favore dei più deboli.
Il Brasile, dopo una lunga galoppata è a un punto di svolta. L'economia ha rallentato la sua corsa e quest'anno è entrato in recessione tecnica. Per due trimestri consecutivi il Pil ha registrato un segno “meno”.
La partita è aperta, lo scontro sarà duro. L'importante è che il patrimonio di governabilità e soprattutto di risultati ottenuto da Lula non venga dissipato dalle tattiche e dalle alleanze improbabili. Questo Brasile, un Paese grande diventato grande Paese, non se le può più permettere.
©RIPRODUZIONE RISERVATA