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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2014 alle ore 15:16.
L'ultima modifica è del 14 ottobre 2014 alle ore 07:52.

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Si chiama Nina Pham, ha 26 anni, fa l’infermiera a Dallas ed è il secondo paziente infettato da Ebola sul suolo americano. Nina si è infettata curando il paziente zero cioè Thomas Eric Duncan, il liberiano curato al Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas, l'uomo è morto l'8 ottobre. Non è ancora stato identificato il modo in cui ha contratto il virus, perché secondo le autorità ha seguito tutti i protocolli previsti dall'istituto per la prevenzione delle malattie americano, Centers for Disease Control and Prevention (Cdc).

Il direttore del Cdc, Thomas Frieden, in conferenza stampa ha intanto fatto sapere che l'infermiera è ricoverata in condizioni stabili. Il sindaco di Dallas ha annunciato che il suo cane non sarà ucciso, come è invece accaduto a quello dell'infermiera contagiata in Spagna.

In Italia
Falso caso sospetto di Ebola a Roma, all'ufficio immigrazione, dove un cittadino somalo ha accusato febbre e perdita di sangue dal naso. Per precauzione è stato chiamato il 118 e il medico ha seguito il protocollo del ministero della Salute per accertare un eventuale contagio di Ebola. Ipotesi subito caduta nel vuoto visto che l'uomo vive in Italia da due anni. Trasportato al policlinico Umberto I, il somalo è risultato colpito probabilmente da crisi epilettica

Secondo quanto affermato dal sindacato di Polizia Anip Italia l'immigrato, il giovane somalo, si sarebbe sentito male mentre si trovava all'Ufficio Immigrazione della Questura di Roma per rinnovare il soggiorno per protezione internazionale: «Perdeva sangue dal naso e le sue condizioni fisiche sono peggiorate in pochi minuti», spiega il Segretario Generale del sindacato, Flavio Tuzi.

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